Cultura e Spettacoli

«Ecco Grace Kelly signora in salotto squillo in camera»

Spiccano le piccanti risposte di sir Alfred al collega francese nel celebre libro-intervista che riesce con 400 foto

François Truffaut trovò così affascinante Claude Jade da volerla sposare. Stavano girando un film insieme e il loro amore durò poco più delle riprese. Nel 2007 il male che nel 1984 aveva ucciso lui s'è portato via lei.
Ma le attrici van ricordate sempre giovani e belle. Torniamo dunque alla carriera della Jade, che continuò quindi senza Truffaut. Fu poi sempre lui a favorirne l'accesso ad altri set importanti. Così questa ragazza fine, protestante in una Francia cattolica, destinata a sposare un diplomatico, interpretò il secondo film francese - dopo Caccia al ladro con Cary Grant e Grace Kelly - di Alfred Hitchcock: Topaz (1969).
Passarla a Hitchcock non poteva essere più stuzzicante, per la fama di artista e di voyeur del regista inglese. Per capire la situazione basta (ri)leggere Il cinema secondo Hitchcock. Edizione definitiva (Il Saggiatore, pagg. 311, ill., euro 39), libro-intervista di Truffaut apparso in Francia nel 1966, dopo una gestazione di cinque anni e ora ripubblicato con 400 nuove illustrazioni. Se è solo nell'appendice sui film hitchcockiani post 1966 che Truffaut cita Claude Jade, il modo è significativo: «Potrebbe essere una figlia naturale di Grace Kelly». La Kelly aveva stuzzicato Hitchcock sul set di Caccia al ladro davvero in ogni modo, come ha ricordato Brian De Palma in Omicidio a luci rosse. Dato che la somiglianza fisica fra la bionda Kelly e la bruna Jade era esigua, si può solo dedurne le accomunasse il senso della provocazione. Ma il piccante resta un cenno. Truffaut torna subito a essere un critico, quando scrive «Topaz non è un bel film. Alla produzione non piaceva, al pubblico nemmeno, ai critici lo stesso; neanche gli hitchcockiani lo amavano e il regista non voleva nemmeno sentirne parlare».
La prima volta in cui Truffaut aveva incontrato Hitchcock era stato nel 1955 a Parigi, con Claude Chabrol. Il regista inglese stava concludendo la post-sincronizzazione proprio di Caccia al ladro. Truffaut aveva ventidue anni, Chabrol venticinque. Emozionati, dopo le presentazioni, dovettero aspettare che Hitchcock finisse il lavoro. Vagando nei dintorni, i due finirono in una pozza d'acqua gelata fino alla vita. Quello che seguì fu per loro un incontro nello stesso tempo molto caldo e molto freddo. Si credevano fortunati quel giorno; ma più fortunato era Hitchcock, il cui conto in banca allora superava di molto il prestigio. La critica americana era infastidita da trucchi (la lampadina nel bicchiere per rendere luminescente il latte avvelenato per Joan Fontaine in Il sospetto) e imprecisioni (nel Greenwich Village di New York non c'è un cortile come quello della Finestra sul medesimo) che invece piacevano a Truffaut.
Nato cattolico e inglese, quindi in una situazione speculare a quella della Jade, Hitchcock passava per un autore di genere, anche se aveva i suoi canoni estetici. Alla domanda di Truffaut sul sesso «indiretto» espresso dalla Kelly, nel libro risponde: «Vanno cercate donne di mondo, signore in salotto che diventano puttane in camera da letto». Ma non sempre attrici e attori convincevano Hitchcock. Del suo Il caso Paradine (1947) racconta: «Gregory Peck non doveva impersonare un avvocato britannico, che è un uomo molto colto e viene dalle classi alte». Ma «purtroppo Selznick aveva assunto Alida Valli, credendo che sarebbe diventata una seconda Ingrid Bergman, e anche Louis Jourdan, così ho dovuto utilizzarli».
Allora la Valli e Jourdan, che erano quarantenni in piena attività, fecero finta di non sapere. Non andarono però alla consegna dell'Oscar alla carriera a un Hitchcock ormai stremato, nel 1979. L'uomo che, allevato dai gesuiti, «s'era sposato vergine a venticinque anni e aveva avuto solo una donna, sua moglie», ma che con Gli uccelli non aveva esitato davanti ai doppi sensi, aveva trovato un paladino nell'uomo che amava le donne.

Dopo aver usato Claude Jade come stuzzicante yo-yo, proprio Truffaut avallò il rigore di Hitchcock: «Solo lui ha potuto mostrare assassinio e adulterio come scandali, solo lui poteva farlo e aveva il diritto di farlo».

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