da Londra
Che cosa hanno in comune unesaminatrice di sperma, la città di Manchester e un soggiorno sullisola di Rodi? E una centralinista di linee erotiche con Brighton e un pomeriggio nel parco divertimenti di Orlando (Florida)? Nulla, se non una segnalazione nelle beffarde «liste del disgusto» compilate da un magazine inglese. Tutto è iniziato con una fortunata rubrica dal titolo inequivocabile: Crap Job (letteralmente «Lavoro schifoso»). Ai suoi lettori The Idler, semestrale satirico devoto allarte dellozio, chiedeva di raccontare i lavori più orribili, umilianti, inutili, odiosi che avessero mai svolto. Un successo travolgente.
La redazione invasa da centinaia di lettere di ex allevatori di larve, ammazza-salmoni, centralinisti di call center, perforatori di torte, editori di mail spazzatura, operai in fabbriche di cerini. Lavori talvolta stravaganti, sempre insopportabilmente insulsi. Una terapia di gruppo: descrivere la propria frustrazione per liberarsene. Chi raccontava delle molestie sessuali subite, chi dellinesistenza delle minime condizioni igieniche, chi di atti di crudeltà insopportabili. Lanno successivo (2004) è stata la volta delle città più brutte, desolanti e tristi del Regno Unito. Centinaia di segnalazioni. Un rito collettivo di publica denigrazione a colpi di irriverente ironia alla quale apparentemente non è sfuggito alcun centro abitato. Ora è toccato alle mete turistiche, le Crap Holiday. Le vacanze fiasco, per usare un eufemismo. Dallinsopportabile malinconia che si respira sullIsola di White allescursione vertiginosa sul Monte Sinai. Dalla squallida Newquay (ribattezzata dal tabloid Sun - non senza sarcasmo - lIbiza britannica) alla crociera con sgradita sorpresa sul Mediterraneo. Vacanze presto degenerate in interminabili calvari personali. Unantologia di orridi viaggi che confermano la massima di Samuel Johnson, padre spirituale dichiarato della rivista, secondo il quale un saggio ozioso non rincorre il divertimento ma attende inerte di esserne investito.
Tre anti-guide implacabili, grondanti di politicamente scorretto, su tutto ciò che è da evitare, sul lavoro come nel tempo libero, ora anche in italiano (Cento lavori orrendi, Einaudi, 11 euro). Tra il serio e il faceto, nello spirito iconoclasta della rivista. «Quando abbiamo inaugurato la rubrica sulle città speravamo di dare fastidio a qualche comune corrotto dei Tory - ammette Sam Jordison, uno dei redattori di The Idler - ma mai avremmo pensato che ci prendessero così sul serio. Soprattutto la stampa locale. Mi hanno dato del crudele, volgare, insolente, avido, maleducato. Un quotidiano, The Hull Daily Mail, ha invitato il redattore che aveva scritto male di Hull a una seconda visita. Lui ha accettato, e il giorno dopo hanno preteso che scrivesse una rettifica in prima pagina. Altre volte la vendetta è stata più perfida.
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