Ecco i «bigini» d’autore, da Leopardi a Eco

Se proprio non vogliamo dirlo a voce alta passiamoci un bigliettino sotto il banco, ma diciamolo: che peso quelle vecchie antologie sulle quali ci obbligavano a studiare il «fiore» della letteratura! Eppure, a sfogliarle oggi, quante meraviglie e quante curiosità si riscoprono. A trovarne ancora qualche copia, naturalmente.
Beh, qualcuno ci è riuscito. Come Marco Dall’Occa, libraio di Bologna, che dopo anni di ricerche per antiquari e bancarelle ha costruito, tomo su tomo, la più bella raccolta esistente di antologie italiane - elementari, medie e superiori - curate da nomi illustri delle nostre Lettere: Carducci, Cecchi, Montale, Alvaro, Landolfi, Calvino... Una collezione di una cinquantina di pezzi, rarissimi, illustrata dal libriccino-catalogo Fiori d’autore, da Leopardi a Umberto Eco stampato dalla Libreria Malavasi di Milano in occasione dei suoi 70 anni e curato da un noto bibliofilo che preferisce nascondersi dietro lo pseudonimo Hilarius Moosbrugger.
È poco noto, ma nel corso dell’Otto-Novecento tutti i maggiori scrittori italiani compilarono antologie scolastiche (per raggranellare soldi o per avere un “titolo” in più da spendere nei concorsi, come confessò lo stesso Pascoli). Ognuno mettendoci dentro le proprie preferenze e le proprie idiosincrasie, qualcuno lavorando di genio e fantasia, altri di routine e malavoglia. Uno dei primi e più illustri fu il conte Giacomo Leopardi, curatore di una Crestomazia italiana di scritti in prosa stampata a Milano nel 1827 e destinata alla formazione dei giovani studiosi, ai quali in una nota il Recanatese assicura che «io medesimo ho letto tutta intera ciascuna delle opere che sono citate». Il solito “professorino”. Il solito sofisticato, invece, si dimostra Massimo Bontempelli nella sua antologia Prose di fede e di vita nel primo tempo dell’Umanesimo, apparsa da Sansoni nel 1913 e dedicata al Quattrocento: sceglie pagine di San Bernardino, Feo Belcari, Cennino Cennini e dei Commentari del Ghiberti...
Geniale, come sempre, è Giuseppe Prezzolini il quale sfruttò le sfortune di chi a inizio del secolo partiva cercando “Lamerica”. Gli italiani che volevano entrare negli Stati Uniti, infatti, a Ellis Island erano sottoposti dal Bureau of Immigration a un test di qualificazione, i famigerati mental tests. Che gli emigranti, spesso analfabeti, regolarmente fallivano. Da qui l’opportunità di istruirli prima della partenza. Come? Prezzolini s’inventò il manuale di esercizi creativi L’Aguzzingegni. Nel 1925 realizzò tre volumetti per le Industrie Riunite Editoriali di Palermo, il luogo commercialmente migliore, vista la quantità di siciliani diretti in America, a una pubblicazione del genere.
Del resto, la riforma della Scuola voluta da Mussolini e realizzata nel 1923 dal ministro dell’Istruzione Giovanni Gentile, creò per le antologie scolastiche un florido mercato sul quale si buttarono tutti gli scrittori famosi. Per gli autori era un’occasione di guadagno, per le case editrici una garanzia di autorevolezza. La sorpresa (ma fino a un certo punto...) è scoprire i nomi di coloro che, in anni di furente propaganda fascista, curarono antologie intitolate L’ora mattutina, Credere e Operare o La parola e la vita in cui spiccavano naturalmente gli scritti del Duce e che in copertina facevano sfoggio di moschetti e pugnali, di aquile e fasci littori. Sopra le quali ci misero firma e faccia tutti quanti: Grazia Deledda, Panzini, Bargellini, Alvaro, Baldini, Cecchi, Pancrazi, De Robertis. E persino Mario Alicata e Carlo Muscetta, destinati di lì a poco a scalare i vertici politici e intellettuali del comunismo italiano... Incancellabile onta del fascismo, invece, rimane il libro per il ginnasio Salire di Calogero Fazio e Diego Valeri: la casa editrice Paravia ne stampò una prima edizione nel 1936 e una seconda, nel ’39, che portava in copertina la sovrascritta: «Questo volume è stato bonificato in ottemperanza alle disposizioni razziali». Gli scrittori «bonificati», erano gli ebrei Momigliano, Debenedetti e - addirittura - Margherita Sarfatti.
Poi venne la «normalizzazione» e l’oblio. E arrivano le scoperte più belle. Come l’Antologia di scrittori stranieri di Bo, Landolfi e Traverso; quella “al femminile” di Maria Bellonci e Alba De Cèspeds La compagnia dei sette per le classi elementari; le letture per le scuole di avviamento professionale compilate (svogliatamente, giusto per guadagnare due soldi) da Eugenio Montale nel 1953 col titolo Oggi. E poi una sorprendente antologia per le medie compilata da Luciano Bianciardi e Renata Luraschi nel ’69 per Bietti, Azimut. E soprattutto La Lettura, i tre famosi (almeno negli anni Sessanta) volumi pubblicati da Zanichelli e curati da Giambattista Salinari e Italo Calvino il quale, come scrisse in una lettera, doveva lavorare di nascosto perché «quando lo sapranno all’Einaudi non so quali fulmini mi attirerò sul capo».


Più che una scelta di testi per la scuola una sorta di provocatoria anti-antologia è, invece, Ammazza l’uccellino. Divertente ed eccentrico pamphlet contro i metodi e la pratica dell’insegnamento nelle elementari uscito da Bompiani nel 1973 e firmato da tale Dedalus. Alias, Umberto Eco.

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