Economia

Ecco i fondi che hanno battuto la crisi

I fondi bilanciati e flessibili, grazie alla diversificazione del proprio portafoglio, sono i prodotti del risparmio gestito che meglio si adattano a quanti scelgono di concentrare il proprio denaro in un unico strumento. Per esempio, un fondo bilanciato obbligazionario è di norma investito per il 25%-30% in azioni (anche internazionali), per il 60%-65% in obbligazioni e per il restante 5%-15% in liquidità. Un fondo bilanciato azionario, invece, è esposto per il 60%-65% in Borsa, per il 25%-30% in reddito fisso e per il restante 5-10% in liquidità. Il fondo flessibile invece può investire senza limiti di percentuale sia in Borsa che in titoli a reddito fisso.
Ma quali sono stati i fondi di queste categorie, bilanciati e flessibili, che dal 30 giugno 2007, vigilia dello scoppio della crisi dei mutui subprime Usa, a oggi sono riusciti a dare valore ai sottoscrittori? Per inquadrare meglio i risultati dei migliori (vedere la tabella) è bene fare prima un sunto di quanto è accaduto da quel 30 giugno in poi. considerando che subito dopo la crisi dei mutui subprime Usa, luglio-agosto 2007, nel settembre 2008 è fallita la banca d’affari americana Lehman Brothers e poi, dopo una timida ripresa, c’è stata la crisi dell’euro e del debito sovrano: in totale dal 30 giugno 2007 a oggi, l’indice Msci world ha perso il 31,7%, l’Eurostoxx il 53,6% e Piazza Affari il 66%. In questo contesto l’indice generale dei fondi comuni è arretrato del 3,2%, trascinato al ribasso dai fondi azionari (-32,1%), dai bilanciati (-9,7%) e dai flessibili (-12.2%) ed è stato risollevato solo in parte dai fondi di liquidità (+5,6%) e dagli obbligazionari (+8,7%).
I fondi flessibili e bilanciati che hanno reso di più dal 30 giugno 2007 a oggi sono due prodotti Norvega (nata dalla partnership tra la banca scandinava Nordea e l’italiana Vegagest: Norvega flessibile (+26,2%) e Norvega rendimento (+10,5%). Sono fondi che, con diverso profilo di rischio (maggiore per il «Flessibile» e minore per il «Rendimento»), utilizzano i derivati per la copertura del portafoglio durante i crolli di Borsa come quello avvenuto anche negli ultimi mesi. Amundi formula garantita mercati emergenti ha invece reso il 9,71%: il prodotto garantisce il 100% del valore della quota iniziale al termine dell’orizzonte temporale dell’investimento (5 anni) e la partecipazione al rendimento di un paniere composto da cinque indici azionari di Paesi emergenti.
Mediolanum flessibile strategico, che ha assicurato ai propri clienti un ritorno dell’8,99%, è invece attualmente investito in titoli obbligazionari con scadenza compresa tra 1 e 3 anni (circa il 63% del portafoglio) e solo in parte in titoli con scadenza 3-5 anni e 7-10 anni. Anche Anima obiettivo rendimento (+8,35%) predilige i titoli a reddito fisso: è investito per l’84,4% in obbligazioni societarie, per l’8,3% in titoli di Stato e per il restante 7,6% in liquidità. Tra gli emittenti in portafoglio figurano Ubi Banca, Italcementi, Lottomatica, Merck, Gdf Suez, Unipol e Atlantia. Infine Agora valore protetto (+7,85% la performance complessiva), un altro flessibile focalizzato sui titoli a reddito fisso e la liquidità: adesso ha circa il 39% in obbligazioni e Titoli di stato e ben il 61% in titoli e strumenti del mercato monetario.
In una situazione incerta come quella l’attuale, aumenta tuttavia l’efficacia dei piani di accumulo, su cui stanno puntando con forza alcune tra le maggiori Sgr e reti di promotori come Mediolanum, Pioneer e Banca Generali.

La soluzione dei «pac» è infatti stata pensata per permettere ai piccoli risparmiatori di investire in diverse fasi di mercato e, quindi, di ridurre i rischi di crolli improvvisi, migliorando il risultato finale.

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