Alessia Marani
da Roma
Massima allerta a Roma. Dopo lesplosione a Kings Cross Saint Pancras Station, la Stazione Termini è lobiettivo principale da salvaguardare dalle mire dei terroristi islamici. Duecentoventicinquemila metri quadrati di superficie, 13mila metri quadrati di cunicoli sotterranei profondi fino a 12 metri sotto il suolo, 480mila frequentatori giornalieri, 800 treni in arrivo e partenza ogni giorno: è sul principale snodo ferroviario dello stivale e della sua capitale che si concentrerebbero le mire dellala più spietata e fondamentalista del Jihad, la stessa che ha colpito nel cuore della city londinese. Ed è da qui che partono le prove generali della macchina di sicurezza predisposta dal comitato provinciale per lordine pubblico e la sicurezza riunito ieri in prefettura e che ha visto la partecipazione di prefetto, sindaco, presidente della provincia, questore, comandanti di carabinieri e Guardia di finanza. Esercitazioni post-attentato per mettere a punto lefficienza di modalità e tempi di intervento, compreso quello della squadra Nbc dei vigili del fuoco, gli specialisti in decontaminazioni chimiche e batteriologiche. La prima di una serie messa in agenda per i prossimi giorni nella Città Eterna. Poi toccherà anche ad altre stazioni ferroviarie e del metrò, allaeroporto dellUrbe (a Fiumicino ce nera stata una la scorsa settimana), in quei punti insomma considerati «nevralgici» dallintelligence, compreso lEur, il quartiere di uffici e ministeri a est della città .
«Ormai - ha detto il presidente della Provincia, Enrico Gasbarra - conviviamo con il terrorismo. Tutto procede secondo i piani già approntati nel 2001». «Da allora - ha aggiunto il sindaco Walter Veltroni - non abbiamo mai abbassato il livello di guardia». Solo che adesso il campanello dallarme è al picco più alto. E lesperienza inglese insegna: nulla deve essere lasciato al caso. Per questo con Stefano Bianchi, presidente di Met.ro., anche lui ieri in prefettura, è stato deciso di attivare Telecom Italia perché metta subito mano alla realizzazione di infrastrutture capaci di sostenere il sovraccarico di telefonate e comunicazioni via cavo e via satellite che potrebbe determinare un black-out delle comunicazione nei momenti topici. Quando è fondamentale, invece, lasciare «campo libero» agli operatori. «Non è escluso - ha spiegato Bianchi - che verrà messo in funzione uno speciale numero verde, una sorta di corsia preferenziale per Sos e soccorritori».
Piani di emergenza sono pronti a entrare in funzione anche negli ospedali romani. Al «San Camillo» si chiama Pemaf, Piano di emergenza massiccio afflusso di feriti, e consiste nella predisposizione di un reparto dedicato con posti letto destinati ai feriti in arrivo e materiale di riserva disponibile in qualunque momento. Qui è tutto pronto per lallestimento di uneventuale unità di crisi, il personale è stato appositamente formato. Ma occorrerà potenziare lefficienza del 118, il servizio di ambulanze cittadino. Settanta i mezzi che conta il parco macchine laziale. Troppo pochi per garantire larrivo immediato e sufficiente sul posto. Per questo dovrà essere potenziato.
A Roma l8 novembre del 2003 i cancelli della fermata «Piazza di Spagna» del metrò vengono sbarrati per permettere laccesso degli artificieri alla ricerca di un «ordigno sospetto». È un falso allarme. Ma è la prima volta dopo lecatombe delle Twin Towers newyorkesi che nella capitale si affaccia lo spettro della paura. Settecentocinquanta «occhi elettronici» vigilano sotto le gallerie della metropolitana a caccia di movimenti o persone sospette.
Ecco i piani di emergenza per stazioni, metrò e ospedali
Già organizzati artificieri, specialisti in decontaminazioni chimiche e unità di crisi nelle cliniche della capitale
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