Ecco i Wilco, eredi di Dylan e Springsteen

C’è chi li definisce «alternative country». Altri parlano di «folk moderno», altri ancora, più semplicemente, di rock. Quel che è certo è che si chiamano Wilco e che domani sera saranno all’Auditorium, in sala Santa Cecilia, per presentare il nuovo disco Wilco (the album). Un titolo che arriva dopo quindici anni di carriera luminosa, resa importante da album di grande valore e da una rara capacità di analizzare con lucidità i mali della società americana. Un talento che pone i Wilco nella scia dei grandi songwriter americani, da Woody Guthrie a Bob Dylan a Bruce Springsteen. Un talento che in buona parte risiede in Jeff Tweedy, voce e mente del gruppo, autore principale del repertorio della band. L’importanza data ai testi, però, non deve far pensare che la musica sia relegata in secondo piano. Nei dischi dei Wilco c’è, infatti, grande varietà di atmosfere: dal rock americano classico a derive britanniche e decisamente beatlesiane; dalle lunghe cavalcate chitarristiche a brani più intimi arricchiti da cupe venature elettroniche. Un ampio ventaglio di capacità espressive, dunque, che soprattutto dal vivo rivela tutte le sue sfumature e tutta la sua energia. Il concerto romano arriva dopo due sold out a Milano e Firenze, che testimoniano l’attenzione che anche il pubblico italiano riserva alla band.
Wilco (the album) propone undici brani inediti, che vanno a integrare la già nutrita produzione della band. È il settimo album in studio e segue ottimi dischi quali Yankee Hotel foxtrot e A ghost is born, acclamati da pubblico e critica. Tra le perle del nuovo lavoro, un bel duetto con la cantautrice canadese Feist.

E poi i temi cari a Tweedy, che contrappone la disillusione (Country disappeared), il martirio (I’ll fight) e l’omicidio (Bull black nova) con l’accettazione (You and I"), l’amore (You never know), lo humour (Wilco, the song). Un disco da consumare un po’ alla volta, in modo da apprezzarne a fondo ogni sfumatura.

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