Sono rimasti nei cassetti per anni gli interrogatori dei protagonisti del lungometraggio giudiziario dedicato agli «incontri ravvicinati di un certo tipo» fra l’ex pm Luigi De Magistris e la pm Gabriella Nuzzi che si sentivano telefonicamente due volte al giorno, di media, nei mesi caldissimi della guerra fra le procure di Salerno e Catanzaro. Lei lo convocava a voce, per iscritto, per interposta persona, formalmente o informalmente, prendendolo a verbale come parte offesa o informata sui fatti quand’era anche indagato. Mai usciti questi atti dalla procura di Perugia, che archivierà il fascicolo. Mai usciti dal Csm, che al termine della disciplinare trasferirà la pm Nuzzi (e il collega Verasani) anche perché non era riuscita a «mantenere un necessario distacco, facendosi coinvolgere oltre il consentito da una parte». La parte era De Magistris. Il Giornale ha recuperato i verbali.
LA NUZZI E I CONTATTI «PERICOLOSI»
Nell’interrogatorio dell’11 maggio 2009 del pm perugino Sergio Sottani al sostituto Nuzzi non vengono fatte contestazioni sulle tante telefonate con quel De Magistris che alle agenzie di stampa, ieri l’altro, ha ricordato come fosse stato autorizzato a telefonare e mandare sms ai magistrati di Salerno (al plurale) ogni qual volta «circostanze anomale ai fini investigativi» potevano mettere a rischio la sua «sicurezza personale». Preso a verbale il 18 maggio 2009 a Perugia, l’attuale sindaco ribadisce che «i magistrati» di Salerno «mi dissero di tenerli costantemente informati» essendo isolato e in pericolo. A un certo punto «la dottoressa Nuzzi e forse anche il procuratore dopo aver ricostruito il mio ruolo e aver approfondito la mia posizione di indagato, mi dissero che se avessi avuto la necessità dovevo contattarli in tempo reale». Se il De Magistris parte offesa o informato sui fatti era autorizzato a telefonare alla Nuzzi perché in pericolo, sfugge perché col testimone a rischio si comportava analogamente la Nuzzi (191 contatti in uscita dalle sue utenze) posto che a rischio De Magistris sembrava non esserlo più allorché veniva formalmente convocato come indagato: in quel caso, spiega la pm al Csm, si procedeva «con un invito a comparire».
UNA PROCURA A DISPOSIZIONE
Contattato dal Giornale due giorni fa (intervista registrata) l’ex procuratore di Salerno, Luigi Apicella, ha detto di non aver mai saputo dei contatti telefonici fra De Magistris e Nuzzi. Ieri ha parzialmente rettificato spiegando di esser stato sempre informato delle comunicazioni fra i due. Interrogato l’11 maggio 2009 a Perugia, il procuratore si limita a spiegare di non aver «mai frequentato (De Magistris, ndr) fuori dall’ufficio, contatti diretti solo per motivi istituzionali». Il pm Dionigio Verasani nega di aver telefonato al teste: «Mai. Sempre attraverso la polizia o la segreteria». E quando anche la Nuzzi sfila a Perugia, conferma di aver preso, a un certo punto, il posto di un carabiniere nei contatti col pm calabrese. «Sono subentrata, nel senso che ce lo comunicava telefonicamente anticipando per punti ciò che voleva verbalizzare». Questo a inizio giugno con De Magistris ancora indagato nonostante «una prima archiviazione di sue posizioni». Quanto ai contatti con Salerno «De Magistris ne aveva anche con Apicella».
LA CORSIA PREFERENZIALE
Di questo rapporto, non comune, fra pm e parte offesa/ informata sui fatti/ indagata, si è dibattuto in modo aspro al Csm. Tant’è che il membro Saponara a un certo punto sbotta con la Nuzzi: «Vorrei sapere se la disponibilità di ascolto e di attenzione che lei ha mostrato nei confronti di De Magistris è solito usarla nei confronti di altri imputati, di tutte le parti lese che circolano per il tribunale e che vogliono udienze dal pm, e nella specie da lei». La replica è piccata: «Sono sempre in prima linea, a disposizione di tutti». Saponara la interrompe: «Ma riceve delle persone lei, se una persona vuol essere sentita non 67 volte (come De Magistris, ndr) ma due, tre volte, gli imputati, gli avvocati...». Successivamente al ricordo della Nuzzi sull’ossessione di De Magistris di «denunciare tutto quello che gli succedeva», ecco un’altra stilettata. La firma il consigliere Roia: «Lei è stata molto gentile, ma (De Magistris, ndr) poteva anche andare in un posto di polizia, come un cittadino qualsiasi». Sia a palazzo dei Marescialli che a Perugia ci si è dilungati molto sulla duplice/triplice veste della parte De Magistris e sulle «modalità» delle sue apparizioni. Al pm Sottani la Nuzzi riferisce che quando incontra De Magistris la prima volta (novembre 2007) gli notifica «un avviso con 14 capi di imputazione» facendolo diventare così indagato «in numerosi procedimenti raccolti sotto il nome di Toghe Lucane». Poi 10 giorni dopo, De Magistris diventa parte lesa per le minacce ricevute: «Denunciò un disegno criminoso di matrice massonica – mette a verbale la Nuzzi - disse che le sue dichiarazioni rese in qualità di indagato valevano anche come parte lesa». A volte veniva convocato, altre volte si presentava da solo, conferma il procuratore Apicella al Csm. Altre volte telefonava (alla Nuzzi). Un caos, all’apparenza. Tant’è che nell’escludere che De Magistris fosse stato «l’istigatore» dell’attività della procura di Salerno verso quella di Catanzaro, la pm campana ammetterà che alcune convocazioni erano «formali e venivano notificate tramite polizia giudiziaria» (le prime), mentre poi «vi erano accordi di tipo verbale» e quindi «telefoniche e informali» (tutte le altre). Anche sul numero degli interrogatori e sulle «posizioni» in cui De Magistris era chiamato a verbalizzare, il Csm s’è interrogato posto che a Perugia De Magistris parla di oltre 100 verbalizzazioni «come testimone o come indagato» via via «sempre più informali». Questo stato di cose costringe il membro Csm Tinelli a far notare alla Nuzzi come rischiano di essere nulli gli interrogatori se fatti senza avvocato essendo quella «persona offesa» anche «indagata» in procedimenti «collegati».
«IN VACANZA CON LUIGI»
Che ci fosse qualcosa di strano in quel rapporto a due, più d’uno l’aveva sospettato. Lo conferma perfino la Nuzzi quando a Perugia fa cenno al gossip sul loro conto: «A fine marzo 2008 seppi che volevano delegittimare anche me». Un maresciallo confidò a un superiore che aveva saputo da un avvocato che era stata uditore di De Magistris. «Ne parlai col procuratore che scherzò dicendo che nell’ambiente dei carabinieri si diceva che io ero stata in vacanza con De Magistris. Iniziai a preoccuparmi.
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