Ecco la morale di Pisapia la casa della compagna con un affitto stracciato

Scandalo affittopoli nel capoluogo lombardo. Cinzia Sasso, giornalista di Repubblica e partner del candidato sindaco di Milano appoggiato dal Pd, abita in pieno centro a un canone inferiore a quello di mercato. Ecco la vera casta di sinistra

Ecco la morale di Pisapia 
la casa della compagna 
con un affitto stracciato

Milano - L’operazione trasparenza inaugu­rata dal sindaco di Milano Letizia Moratti sul patrimonio immobiliare di enti pubbli­ci, Comune di Milano, Pio Albergo Trivul­zio, la «Baggina», e fondazione Policlinico dati in affitto a prezzi low cost, smaschera i furbetti della casa. E con loro i falsi morali­sti dall’accusa facile quando il «corpo del reato» non è a casa loro. Cinzia Sasso, gior­nalista di Repubblica e compagna di Giu­liano Pisapia, candidato sindaco del cen­trosinistra, ex parlamentare di Rifondazio­ne è in affitto da 2-3 anni in un appartamen­to del Pio Albergo Trivulzio in corso di Por­ta Romana. La cronista è la titolare di un contratto di affitto per una casa in pieno centro a un prezzo che non ha nulla a che vedere con i canoni di mercato. Il candida­to Pisapia lancia i suoi strali solo contro gli inquilini del Comune. «Sì è vero, vivo in un casa del Pio Albergo Trivulzio dal 1989 - risponde la Sasso - il mio contratto è sca­duto nel 2008 e ho dato la disdetta, anche se vivo ancora lì. Come mai? Sto aspettan­do che sia pronta la casa che ho compra­to ». Peccato che la cronista non riesca pro­prio a ricordarsi come abbia fatto a venire a conoscenza della straordinaria occasio­ne - un tempo l’appartamento era dato in locazione a equo canone - chi le abbia da­to la soffiata, visto che lei arrivava dal Ve­neto, come ci ha raccontato, e non aveva dimestichezza con il mercato immobilia­re milanese. Bisognava sapere dell’esi­stenza di queste case «pubbliche», della loro disponibilità, del bando per poter pre­sentare domanda. Ma la Sasso non è in gra­do di far affiorare alla mente chi la aiutò, mentre si ricorda di quando, nel lontano 1989, arrivò a Milano dal Veneto e delle difficoltà che incontrò per trovare una ca­sa in affitto. «Quando arrivai era impossi­bile avere un contratto in regola. Con l’equo canone ero costretta-ci racconta al telefono - a intestare la casa a mia madre che era residente a Venezia». I ricordi del­la musa ispiratrice di Pisapia si fermano qui. Poi il buio. Impossibile sapere da lei le dimensioni dell’appartamento e il cano­ne di affitto che paga. Nelle liste degli inquilini illustri si trova­no molti volti noti della politica di centro­destra. Divide il pianerottolo con la com­pagna di Pisapia, Domenico Lo Jucco, che dal 2002 (il suo contratto è scaduto nel 2009) abita in una casa di 121 metri a 10242 euro l’anno. Per lui, dopo la gavetta in Publitalia a fianco di Marcello dell’Utri, la nascita di Forza Italia, di cui è stato tra i fondatori e tesoriere. Tra gli altri inquilini del Pio Albergo Tri­vulzio spicca il nome di Guido Manca, ex dipendente della Baggina, assessore alla Sicurezza della giunta Albertini, ora consi­gliere comunale del Pdl e presidente di Metroweb. Anche lui inquilino di lungo corso, dal 1988, paga 5015 euro l’anno di affitto per 70 metri quadrati in via Santa Marta, a dieci minuti a piedi dal Duomo. Nello stesso palazzo abita anche il nipote di Francesco Cossiga, Piero Testoni, parla­mentare del Pdl eletto in Sardegna, che spende 8438 euro l’anno per 83 metri qua­dri. I contratti sono scaduti nel 2008. Gui­do Manca conferma di vivere ancora nella sua casa: «Sì vivo sempre lì. Il contratto lo rinnoveranno a breve».

Cambiamo zona, ci spostiamo un po’ più a nord nella città, in un quartiere di pari pregio: in via Moscova, a due passi da Brera, invece, abita - fino al 2013 - in un appartamento da 125 metri quadrati un al­tro politico illustre: Luciano Buonocore, cofondatore del Pdl già segretario della Destra Libertaria, ora presidente del con­siglio comunale di Peschiera Borromeo, comune dell’hinterland milanese. Storie diverse, carriere diverse, passioni politiche differenti, una risposta accomu­na­la giornalista di Repubblica all’ex asses­sore alla Sicurezza, la determinazione: «Questa casa non la lasciamo».

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