nostro inviato a Pasadena
Samuel Eto'o è d'accordo, il suo procuratore anche, Massimo Moratti si mostra ottimista, Gabriele Oriali parla di piccole questioni da limare, l'accordo è esattamente quello anticipato ieri dal Giornale. Il camerunense firmerà un contratto quinquennale a dieci milioni a stagione che diventeranno dodici grazie a una buonuscita che il suo procuratore José Maria Mesalles sta tentando di inserire nella trattativa. A loro non interessa chi paga, è più importante che qualcuno paghi. L'accordo prevede una buonuscita di dieci milioni che verranno pagati in parte dal Barcellona e in parte dall'Inter. Juan Laporta dovrebbe garantire cinque milioni cash al giocatore, somma che poi intascherà direttamente Mesalles, l'Inter invece spalmerà i suoi cinque milioni di euro in cinque stagioni, portando così l'ingaggio di Eto'o a undici milioni l'anno. Se anche Laporta deciderà di fare altrettanto e quindi di non versare l'intera somma subito, ecco che spalmandola in cinque anni garantirebbe a Samuel Eto'o quell'ingaggio di dodici milioni a stagione tanto agognato dal camerunense.
Mesalles ha fatto credere che c'è qualche problemino di natura economica da sistemare, niente di speciale tanto che torna in Spagna: «Adesso basta - ha detto all'uscita degli uffici del vicepresidente Rinaldo Ghelfi -. Basta parlare di soldi, me ne torno in Spagna a riposare. Ne riparleremo domani (oggi, ndr)». Una stranezza se non fosse che il procuratore di Eto'o prima di far mettere la firma al suo assistito vuole la garanzia che arrivino i soldi di Laporta e per avercela deve andare a Barcellona. La trattativa estenuante, così come l'ha definita Mesalles, è agli sgoccioli.
Magari tornano assieme da Barcellona già oggi, lui e il nuovo centravanti nerazzurro.
Moratti rilassato ha detto: «Siamo un po' distanti ma è una cosa normale. C'è voluto poco tempo per trovare un accordo fra le due società, ne occorre un po' di più per trovarlo con il giocatore e chiudere». Ottimista anche Gabriele Oriali: «La trattativa è a buon punto». Commenti di José Mourinho: zero.
Il tecnico è rimasto in silenzio, l'idea resta quella di una situazione che non lo coinvolga molto, motivi abbastanza intuibili ma solo sensazioni perché José scansa qualsiasi microfono e non fa aprire i taccuini. Ieri se ne stava seduto a un tavolo della hall del Four Season a scrivere alcune note tecniche e ha solo sibilato una frase che vorremmo si rimangiasse: «Parlare? Parlerò il primo settembre».
Quando gli abbiamo ricordato che il campionato inizierà prima, lui si è concesso un mezzo sorriso. A volte gli scappa ancora una piega del volto che fa supporre che dietro al suo malumore ci sia la voglia di accettare anche questa nuova sfida, non esattamente con il gruppo che pensava di avere a inizio stagione. Con il condizionale è facile costruire grattacieli ma se dovesse sfuggirgli dalla rosa anche Maicon Douglas probabilmente José salterebbe sul tavolo e questa volta ce ne sarebbe per tutti. Lui e il presidente sono due che ci capiscono, a volte non servono troppe parole, il mercato è lungo, lo ripetono tutti, magari salta fuori il colpo, magari è un giocatore segnalato proprio da José.
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