Era solo un giovane e promettente Papero, strappato alle sue radici, pagato a caro prezzo (22 milioni) per toglierlo alla concorrenza famelica del Chelsea. Sta diventando il Paperone del gol milanista. A cadenze serrate, passando velocemente, come gli è capitato da sempre, fin da bambino, quando ha lasciato famiglia e compagni di gioco, per tentare la fortuna e la scalata in una squadra di calcio, l’Internacional di Porto Alegre. La vita di Alexandre Pato e la sua acerba carriera sono una corsa contro il tempo e i luoghi comuni, sfidando pregiudizi e gossip, regole sagge di vita privata, per infilarsi con i riccioli al vento, dentro la sua sfrontata gioventù. Era ancora un bambino quando ha fatto gol a Tokio in una finale Intercontinentale (non si chiamava “coppa dell’amicizia“ secondo l’accezione di Mancini e degli interisti dell’epoca), è ancora un ragazzino cresciuto velocemente, adesso che ha piegato in due l’Inter di Leonardo e ha rilanciato le quotazioni tricolori del Milan pur se sembra un veterano.
Non è mai stato in discussione il suo talento balistico. Col gol, Pato ha un rapporto dolcissimo e spontaneo: non ha bisogno di inseguirlo, lo trova, anche casualmente, lungo le sue partite, i suoi scatti, i suoi dribbling, le sue punizioni dall’esito incerto. I numeri hanno spesso zittito ogni precario critico a caccia di notorietà: 119 partite ufficiali con 55 gol in saccoccia sono il riscontro di una qualità fuori discussione. Che tutti, allenatori e precettori, sodali, gli hanno puntualmente riconosciuto aggiungendo alle lodi, inevitabili, anche qualche suggerimento travestito da rimprovero. Da Ancelotti ad Allegri, sono stati tutti dello stesso segno: «Nemmeno Pato conosce il suo potenziale» oppure «non deve acconentarsi», o ancora «può giocare ovunque, anche da prima punta». Adesso che ha anche sconfitto il micidiale 2010, pieno di acciacchi muscolari e anche di malinconiche soste ai box, Pato ha infilato una stagione colma di doppiette (sei dall’inizio della stagione) con un totale di 15 sigilli con il quale ha già scollinato il precedente (14 gol stagione ’09-10) e si appresta a cestinare il record rossonero (18 gol stagione ’08-09). «Cus’ ie ’nu fenomeno» il riconoscimento pubblico e solenne, in vernacolo barese, di Antonio Cassano che non ha mai nascosto la sua passione per quel Papero secondo solo a Messi.
Ha capito in fretta la lezione, Pato. E le scudisciate di Gattuso e di Ibra, i cicchetti di Allegri, le panchine di Bari e Chievo seguite da ingressi decisivi con tanto di gol, tanto per non smentire la propria fama, devono averlo maturato insieme con le vicende private, privatissime che sono diventare pubbliche. Su internet, via chat, conobbe sua moglie Sthefany Brito, poi ripartita per il Brasile dopo un anno e pochi spiccioli, da vicino, da molto vicino ha conosciuto e adesso frequentato Barbara Berlusconi, il cui rapporto non viene più nascosto con rapide fughe all’estero, con appuntamenti casuali coperti da comuni amici.
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