RomaTremonti incoronato successore ma la sensazione è che la corona resti una corona con qualche spina. Il giorno dopo l’indicazione del suo successore, il premier torna sull’argomento ma con toni un po’ più cauti. Riparla bene, benissimo, del suo ministro dell’Economia ma anche del Guardasigilli Alfano, indicato a suo tempo come delfino prediletto. Di fatto la segnalazione di Tremonti per il dopo Berlusconi ha il sapore di mossa tattica. Diversi gli obiettivi: uno è senza dubbio elettorale. Alla vigilia di delicate elezioni amministrative perché hanno un peso tutto politico, dare l’immagine del governo e della maggioranza come una squadra troppo rissosa è come tirarsi la zappa sui piedi. Le indiscrezioni uscite sulla stampa su malumori e fibrillazioni interne sono deleterie e rischiano di costare caro nelle urne. Meglio stare uniti e, se così non fosse, occorre comunque apparire tali.
Un altro obiettivo è quello di siglare una tregua con l’uomo dei conti pubblici, l’unico che ha il potere di aprire o chiudere i cordoni della borsa in periodo di vacche magre e quindi, in ultima analisi, di garantire consensi e rielezione. Il ruolo di Tremonti resta centrale e la verità sta nelle parole di Bossi quando qualche giorno fa tuonò contro il Cavaliere: «Se non ci fosse Tremonti, Berlusconi spenderebbe tutto». E poi lo stesso ministro dell’Economia avrebbe preteso dal premier carta bianca sul suo lavoro e appoggio vero e convinto. Altrimenti...
Terzo obiettivo è quello di aprire una partita per la leadership all’interno del centrodestra. Della serie: i delfini sono tanti, diventino squali e poi si vedrà chi nuota meglio. Tutti bravi, carismatici, ambiziosi, giovani e capaci. Da qui al 2013 si vedrà chi ha la stoffa per ricevere lo scettro di capo dell’intero centrodestra: ci sono Alfano, Tremonti, Frattini, Formigoni, Alemanno, Gelmini e altri. La sensazione, tuttavia, è che se il Cavaliere dovesse andare in pensione nessuno di questi riuscirebbe a tenere insieme un Pdl che oggi va rifondato ma domani potrebbe sfasciarsi in mille pezzi. Berlusconi lo sa e, nel più classico divide et impera, potrebbe dimostrare a tutti che la sua leadership non è così facilmente sostituibile. Anche per il dopo 2013.
Altro obiettivo, decisamente malizioso, sarebbe quello di mandare un messaggio alla Lega. Non è un mistero infatti che il Carroccio, quando ci sono stati sentori di un Cavaliere vicino ad essere disarcionato, abbia annusato con estremo piacere un Maroni presidente del Consiglio. Il mettere sul tavolo la carta Tremonti significa chiaramente togliere quella dell’attuale ministro degli Interni. Uomo che, durante la crisi libica, è stato oggetto dell’irritazione del Cavaliere.
Il tema della successione, tuttavia, appare ancora prematura ma soprattutto va legato all’altro evento elettorale del 2013: la corsa al Quirinale. Berlusconi potrebbe dimostrare che lui solo ha il carisma di tenere insieme le tante anime del centrodestra e presentarsi ancora come il leader assoluto. Salvo poi, qualora il nuovo Parlamento dovesse essere ancora colorato di centrodestra, far le valigie da palazzo Chigi per traslocare al Colle.
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