Ecco perché ci tocca fare il tifo per le banche

di Marcello Zacché

Quando finirà questa bufera finanziaria? La risposta è al cinema, nelle sale dove si proietta il film di Steven Soderbergh, «Contagion»: una possibile metafora del virus partito dai mutui subprime di Wall Street. Il contagio di Soderbergh è un’influenza che si diffonde con progressione geometrica da un pipistrello, a un maialino, al suo cuoco, a una signora che gli stringe la mano. E nel giro di tre mesi uccide l’1% della popolazione mondiale. Nonostante ogni precauzione e cura, i governi del Pianeta non riescono a difendere i loro cittadini. Bisognerà aspettare il vaccino. Ma nel frattempo ci lasciano le penne 30 milioni di esseri umani. Ci vuole un vaccino, dunque. Semplice, no? Ma Europa e Usa non lo stanno cercando con la dovuta urgenza. Ora qualcuno glielo sta facendo notare: sono i banchieri. E gli anticorpi sono le banche stesse.
Esse sono fondamentali nel sistema capitalistico che, ci piaccia o no, regola questo pianeta. Si può dire che siano come i polmoni per il corpo umano: trasformano l’ossigeno che respiriamo, senza il quale non possiamo vivere. E come i polmoni sono esposti ai virus. Poi, spesso, godono di una pessima reputazione: sia da parte dei creditori (cioè i risparmiatori che depositano i loro risparmi), delusi dal trattamento ricevuto; sia da quella dei debitori (cioè coloro che prendono i soldi in prestito), strozzati dalle condizioni applicate. Inoltre, da un decennio a questa parte - prima con i crac obbligazionari, poi con la crisi finanziaria che ci crea ansia quotidiana ormai da 4 anni - l’immagine dei banchieri si è ulteriormente deteriorata. Per di più guadagnano cifre da patrimoniale.
Eppure, proprio come i polmoni, delle banche non possiamo fare a meno, vanno salvate: se saltano, saltiamo per aria anche noi. I risparmiatori perdono i loro soldi, gli imprenditori le aziende. Ecco perché in questi giorni, a livello italiano, europeo e mondiale, intorno alle banche si gioca la partita cruciale. Lo si è cominciato a percepire nel week end, quando l’attenzione delle Banche centrali, di Draghi, del G20 e del Fondo monetario si è più che mai focalizzata sugli istituti di credito. In Italia ci lavorano, in silenzio, tutti i top banker, coordinati dal presidente dell’Abi Giuseppe Mussari, impegnato a tempo pieno, insieme con i suoi omologhi europei, a far passare un messaggio che, più chiaramente di altri, è stato espresso dal numero uno di Mediobanca Alberto Nagel: il sistema è vicino al collasso per mancanza di liquidità. È indispensabile porre rimedio presto. Come?
Due gli interventi e ben mirati: la creazione di un mercato collaterale della liquidità a medio termine e una forte riduzione degli sconti sul finanziamento degli attivi stanziabili (in pratica le autocartolarizzazioni che vengono scontate dalla Bce a tassi attualmente intorno al 20-25%). Sembrano tecnicismi ma, in soldoni, significano una cosa sola: dare liquidità stabile al sistema bancario che, viceversa, esauriti gli strumenti d’emergenza e di breve termine attualmente utilizzati, non è più in grado di dare credito all’economia. Mentre i costi del finanziamento sono alle stelle perché correlati agli spread tra bond pubblici o alle quotazioni dei «cds». È noto che le banche francesi hanno 90 miliardi di impieghi in dollari in scadenza negli Usa che non sanno come rifinanziare perché i rubinetti Usa sono stati chiusi. Gli strumenti per agire possono essere diversi. In Mediobanca si ipotizza una sorta di Tarp europeo (il piano attuato negli Usa nell’2008 per l’acquisto di asset bancari da parte dello Stato). E lo stesso Fmi ha iniziato a suggerire che questa funzione possa essere svolta dall’Efsf (il nascente fondo europeo), allargando il suo spettro d’azione alle banche. In ogni caso quello che i banchieri in queste ore stanno cercando di spiegare alla politica è che gli aiuti così strutturati al sistema bancario sono importanti tanto quanto - se non di più - quelli agli Stati nazionali.

Di certo il vaccino va messo a punto al più presto perché il contagio sta andando avanti come quello di Soderbergh. E non ci si può permettere di metterlo in commercio quando la decimazione del sistema finanziario e produttivo si avvicini, anche solo lontanamente, a quella della finzione cinematografica.

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