«Ecco perché colpirà ancora»

«Colpirà ancora. Non subito. Ma tornerà a colpire. Forse ad agosto, quando la città sarà in ferie e, soprattutto, il clamore di questi giorni si sarà abbassato. Perché chi commette questi reati, di solito, non si ferma: la molla sessuale è un impulso che non si placa».
Per il professor Francesco Bruno (foto), criminologo e psicopatologo forense, è una domenica di lavoro. Confida che sta studiando un caso analogo: «Sono impegnato con una perizia su un detenuto siciliano. È uno stupratore seriale che pedinava le sue vittime, entrava in casa e ne abusava».
Professore, per i due episodi di Roma si può già parlare di un maniaco seriale?
«Sì. Non solo il test del Dna confermerebbe la compatibilità, ma balzano all’occhio una serie di caratteristiche comuni che rafforzano questa ipotesi».
Aggredisce le donne in un garage di notte, con il volto coperto: quale profilo si può disegnare di questo serial-maniaco?
«È intelligente. Non bisogna pensare che agisca mosso da un raptus. Il suo modus operandi è quello di una persona che pianifica. Il passamontagna, lo scotch, il coltello... Di sicuro conosce bene la città: l’accento romano in parte lo confermerebbe. Studia una zona, la sceglie isolata, ma residenziale, senza locali aperti fino a tardi e senza negozi. Aggredisce in un garage, dove non ci sono telecamere, al buio. Non pensiamo che sia un folle».
Non ruba nulla, non picchia.
«È di un buon ceto sociale. Non ha bisogno di soldi, ha un lavoro, una vita in famiglia. Una persona normale, acculturata e prudente. Quando le vittime urlano, lui scappa. Non fa mai mosse azzardate. Per ora niente botte, ma solo violenza sessuale... però».
Però?
«Non è mai inutilmente aggressivo, e questo rafforza la tesi che sia una persona lucida. Però nel tempo potrebbe esserci un’escalation violenta, oppure sadica».
Per il coltello?
«Certo potrebbe usarlo. Ma finora gli è servito soltanto per spaventare e minacciare le vittime».
Gli abusi sui sedili dell’auto, le mani legate...
«Cerca intimità. È molto probabile che abbia problemi sessuali. Così come potrebbe non aver mai avuto buoni rapporti con le donne. Ma non riesce a frenare i suoi impulsi. Tanto che a Tor Carbone aveva individuato una prima vittima, la poliziotta, che poi l’ha messo in fuga. Eppure, in preda ai suoi istinti, è rimasto nella zona ed ha stuprato la studentessa. Non è da escludere che agisca anche per vendetta, forse per un tradimento subito, oppure perché lasciato».
Solo una mente criminale, oppure una mente malata?
«Entrambi gli aspetti. Di sicuro una malattia c’è: un disturbo di personalità, magari la schizofrenia».
Come si può riuscire a smascherarlo?
«Sarà difficile prenderlo. A meno che non commetta errori.

Si copre bene la fuga, forse si muove in moto e per questo ha un passamontagna. È quasi certo che lascerà calmare le acque, prima di tornare a colpire. Di sicuro la polizia farebbe bene a fornire un identikit. L’aiuto della gente, in questi casi, potrebbe rivelarsi cruciale per la cattura».

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