Forse Don Mazzi, con questa sua sortita, è riuscito a svelare quell’arcano che turba i sonni degli psicologi (e dei diretti interessati). Diverse loro ricerche, hanno dimostrato, in tutto il mondo occidentale che la professione del veterinario è quella maggiormente a rischio di suicidio. I veterinari sentono lo struggente richiamo dell’al di là quattro volte più degli altri lavoratori e due volte più degli altri sanitari. Lo stress, gli orrori vissuti, la scarsa paga, la frequentazione diuturna con l’eutanasia, la facilità di ricorrere a veleni mortali, gli psicologi hanno chiamato in causa decine di fattori senza mai capire quello che Don Mazzi ha inteso da sempre. Il rammarico è la reale causa del mistero.
A un certo punto della sua vita, il veterinario si sveglia di notte sempre più frequentemente e sempre più sudato chiedendosi: «Ma perché io salvo animali e non uomini?». E la domanda si fa insistente, opprimente, ossessionante. Perché non avere scelto di fare il medico, meglio ancora il pediatra e salvare, ogni giorno, la vita a bambini, anziché a cani e gatti? È giusto vivere e dare da mangiare ai propri figli con i soldi di chi li sperpera perché Fido ha la tosse e Silvestro non riesce più a urinare? E, con gli anni, la goccia scava e scava sulla scatola cranica, fino a raggiungere il centro del cervello e dell’anima. L’ossessione diviene disperazione e il veterinario vede un’unica possibile espiazione a quel gravissimo errore compiuto in gioventù: la morte che mette fine a ogni lacerazione mentale. Sono più di trent’anni che vinco e perdo la partita, tutti i giorni, guardando negli occhi sorridenti l’amico che ce la fa o cercando di portare conforto agli occhi bui di chi ha capito che si avvicina il momento di abbandonare ossi nascosti o lucertole che corrono sul balcone e soprattutto di staccarsi per sempre dalle parole gentili, dai gemiti commossi, dagli odori noti di chi, con loro ha condiviso, una fetta di quella torta infinita che è l’amore.
E qui sta il punto, caro Don Mazzi. Potrei citare San Francesco nell’antichità o Papa Giovanni XXIII solo ieri. «C’è dunque un soffio, uno spirito che assomiglia al soffio e allo spirito di Dio.
Gli animali non ne sono privi». Potrei ricorrere a mille citazioni, da Padre Pio a Padre Lorenzetti, ma preferisco, senza scomodare nessuno, credere che chi non ama gli animali non può amare l’uomo. Questa la mia àncora di salvezza in questa vita.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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