Claudia Passa
da Roma
«Abbiamo una magistratura ancora troppo garantista di fronte alle minacce terroristiche e che non si accontenta delle intenzioni ma vuole i fatti compiuti». È esplicito Roberto Castelli. Da Genova, durante un sopralluogo nellarea in cui dovrà sorgere una moschea, il Guardasigilli stigmatizza le divergenze fra i gip di Brescia e di Napoli sul fermo dei tre algerini arrestati dai carabinieri del Ros: «declassati» a ricettatori i due finiti in manette in Lombardia, in custodia cautelare per terrorismo il «capo» partenopeo. «Cè stato un caso clamoroso - ha detto il ministro -: sugli stessi indizi e le stesse accuse due gip hanno deciso in maniera diversa. Questo dimostra che oggi culturalmente ci sono problemi per quanto riguarda la magistratura. Problemi di natura culturale, non politica o legislativa. Bisogna che la magistratura capisca che la società si deve difendere anche dalle intenzioni, e non solo dai fatti. Se dobbiamo aspettare che ci siano dei morti per poter colpire i colpevoli, non abbiamo fatto un servizio ai cittadini. È certo che il destino dellItalia - ha aggiunto Castelli -, se non cambia radicalmente la politica di controllo dellimmigrazione, è quello francese o olandese». Quanto al proliferare di moschee, «spesso sono diventate centri che attirano anche i terroristi, e questo è molto preoccupante. Può essere un problema di ordine pubblico e su questo il governo può intervenire».
Ieri intanto il gip di Brescia Roberto Spanò ha depositato le motivazioni per cui il fermo di Mohamed Larbi e Khaled Serai sarebbe valido solo per le accuse legate alla contraffazione di documenti e non per i presunti legami col Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento. Negli atti daccusa, scrive il gip, «non vè traccia alcuna di azioni violente progettate». Per il magistrato cè una «marcata differenza» fra la posizione di Larbi e Serai e quella di Bourhama Yamine (il presunto terrorista arrestato a Napoli).
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