Ecco il «piano b» nel cassetto di Marchionne

Lavoro doppio, in questi giorni, per l’amministratore delegato di Fiat Group, Sergio Marchionne (nella foto). Se da una parte, assieme alla sua squadra, il top manager ha trascorso il fine settimana a completare il piano industriale di Fiat-Opel, atteso entro mercoledì dal governo tedesco, dall’altra il top manager dovrà trovarsi pronto, anche sul fronte Chrysler, nel momento in cui da Berlino si accendesse l’auspicata luce verde. Marchionne, in pratica, ha nel cassetto un secondo piano che, di fatto, ridisegnerebbe la condivisione delle varie piattaforme e la precedente strategia di produzione relativa all’accordo con Chrysler.
La nascita di una SuperFiat a tre, comprendente i marchi di General Motors Europa (Opel, Vauxhall e Saab) e quelli di Chrysler Group (Chrysler, Dodge e Jeep, di cui solo il terzo dovrebbe essere assegnato al mercato del Vecchio continente) imporrebbe nuove scelte e sinergie per far funzionare al meglio la maxi-alleanza. Un vero stravolgimento, dunque, rispetto ai progetti d’inizio anno.
Per Chrysler, intanto, mentre la Corte della bancarotta di Manhattan continua il proprio lavoro, l’attenzione dei manager di Fiat si è spostata sull’Europa dove il gruppo americano ha ancora una presenza ridotta e nell’Italia il suo primo mercato extra-Usa. Ma a differenza di quanto è stati deciso negli Stati Uniti, dove saranno tagliati 800 dei 3.200 concessionari (l’operazione interessa circa 38mila posti di lavoro, visto che in media ogni concessionario Usa occupa 48 persone), in Europa dovrebbe accadere il contrario. Allo scopo di favorire la crescita degli americani, è in corso di definizione un piano di potenziamento delle reti commerciali, anche attraverso forti sinergie con i dealer del gruppo Fiat.
La stampa d’Oltreoceano, intanto, mantiene i riflettori puntati su Torino: il Washington Post, per esempio, titolando «Le prospettive di Fiat abbagliano l’Italia», paragona il Lingotto a un «titano». «Dalla sera alla mattina - scrive il quotidiano - il gruppo Fiat si è trasformato in un “titano” nel settore dell’auto e nessuno è più sorpreso degli stessi italiani». Il giornale cita anche il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, il quale confessa che se qualcuno quattro anni fa gli avesse chiesto «se poteva immaginare che Fiat si sarebbe ripresa e diventata un cacciatore, anziché una preda, lo avrei preso per matto». «Gli italiani - conclude il Washington Post - sono ora abbagliati dall’idea che Torino, una città da un milione di abitanti e con le Alpi nello sfondo, possa rovesciare la situazione di declino economico dell’Italia e ospitare una potenza industriale mondiale».
Intanto, mentre in lizza con Fiat per le attività europee di Gm c’è l’austro-canadese Magna (in queste ore il concorrente avrebbe avanzato la proposta di aprire la produzione di Opel anche per altri marchi, di fatto potenziando il core business di Magna incentrato proprio sulla realizzazione di veicoli per conto terzi), Fiat continua a guardare con interesse alle attività latino americane di Gm che valgono 1,2 milioni di vetture.

In Brasile, il mercato più importante dell’area, il nuovo gruppo si accaparrerebbe il 41 per cento delle vendite. Il futuro di Opel, e di Gm America Latina, si conoscerà comunque entro maggio, cioè in coincidenza con l’ultimatum fissato dall’amministrazione Obama.

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