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Ecco la ricetta di Sacconi: part time e apprendistato per promuovere i giovani

Il piano Sacconi: dare forza ai giovani, ridurre i co.co.co. e ragionare sul sistema dei licenziamenti. Fini: rischio di moltiplicare la disoccupazione. La Cgia di Mestre: la nuova misura aumenterebbe i senza lavoro

Ecco la ricetta di Sacconi: part time e apprendistato per promuovere i giovani

In un'intervista al Corriere della Sera, il ministro del Lavoro e delle politiche sociali Maurizio Sacconi espone la sua ricetta per rispondere alle richieste dell'Unione Europea.

In discussione non c'è il nostro sistema pensionistico, fa presente il Ministro, sistema che "anzi è giudicato sostenibile", bensì "il mercato del lavoro". Un mercato del lavoro che ha bisogno di cambiamenti, che non vanno però, come qualcuno ha insinuato, nella direzione di una semplificazione dei licenziamenti. "Il nostro obiettivo", ricorda Sacconi, è quello di "creare le condizioni per la crescita delle imprese e dell'occupazione", risolvendo, anche attraverso l'abolizione dell'articolo 18, alcune problematiche.

E a chi gli chiede se sia da abolire la norma che sostanzialmente regola il licenziamento per giusta causa, risponde che nella realtà dei fatti una parte consistente dei lavori italiani è impiegato in aziende al di sotto dei quindici dipendenti, per le quali il licenziamento a fronte di un indennizzo per il lavoratore è già previsto. La rimozione dell'articolo 18 non andrebbe quindi a toccare che una parte dei lavoratori di casa nostra. Su 23 milioni di persone impiegate in Italia, ad essere tutelate dall'articolo sarebbero infatti solo in 6 milioni. Non pochi, ma comunque di certo non la maggioranza.

"Già dieci anni fa, continua Sacconi, nel Patto per l’Italia convenimmo con tutte le parti, tranne la Cgil, di sperimentare
la sospensione dell’articolo 18 nelle aziende che superavano con nuove assunzioni i 15 dipendenti". Una misura che doveva stimolare l'occupazione, della quale non si fece poi più nulla, ma che - dice - non è detto non sia riproposta.

Un ragionamento sui licenziamenti sarà poi inevitabilmente da fare, verificando "con le parti tutta la complessa e diversificata legislazione sui licenziamenti", compresi quelli "collettivi per motivi economici, che potrebbero essere semplificati". Mentre, relativamente ai licenziamenti individuali, ribadisce che "quelli discriminatori dovranno comunque restare nulli", mentre quelli per motivi economici andranno "resi più trasparenti e certi nelle modalità e nelle tutele per il lavoratore".

Sacconi amplia poi il discorso, ricordo che in ballo non ci sono soltanto i licenziamenti, nonostante questi si siano presi una buona parte dell'attenzione mediatica, ma anche cambiamenti in seno al complesso panorama dei contratti. Da combattere - evidenzia il ministro - è soprattutto " l’abuso dei contratti co.co.co. e dei tirocini", ai quali andrebbe sostituita la promozione del "lavoro giovanile", da portare avanti "con l’apprendistato", per quanto riguarda il settore maschile e "con i contratti di inserimento e part time", per quello femminile, oltre che con l'aumento dell'"occupazione nel Sud col credito d’imposta a valere sul Fondo sociale europeo".

Il sì alla "riforma dei licenziamenti" arriva anche dal leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, in un'intervista al Sole 24 Ore, purchè "sia accompagnata da un paracadute, un ammortizzatore sociale come il salario minimo". E continua, "sulle pensioni si è fatto troppo poco e sulla liberalizzazione dei servizi pubblici locali non viene detto nulla". E sulla lettera del Cav a Bruxelles si mostra scettico: "Rimarrà inattuata, il governo non c'è".

E sul tema dei licenziamenti è intervenuto anche il presidente della Camera, Gianfranco Fini, il quale ha dichiarato: "Se si tende solo a favorire la possibilità di licenziare c’è il rischio di veder moltiplicare il tasso di disoccupazione che da qualche anno a questa parte sta crescendo e che riguarda in particolare un’area del Paese". Il leader di Fli, durante il primo congresso regionale di Futuro e libertà a Firenze ha poi aggiunto: "Mi auguro che il governo non sia così irresponsabile da non confrontarsi con le parti sociali e con le categorie economiche per tutelare non solo le imprese ma anche per farle crescere e competere.

Altrimenti si rischia un autunno caldo che ci farebbe tornare indietro".

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