Sette motivi per considerare il contributo di solidarietà, deciso dal governo, tecnicamente sbagliato. Il presidente del Consiglio non si offenda: non facciamo che seguire quanto lui stesso ha più volte detto. I fatti. I lavoratori dipendenti già da quest’anno avranno di fatto due nuovi scaglioni di imposta. Una maggiorazione del 5 per cento superati i 90mila euro e una del 10 oltrepassati i 150mila. La botta partirà da subito e varrà anche retroattivamente sui redditi incassati dal primo gennaio del 2011 (la Corte costituzionale si è già pronunciata su questo aspetto rendendolo già in altre infauste situazioni legittimo). Gli effetti si dispiegheranno per i prossimi tre anni. Partiamo con le assurdità.
1.Si colpiscono i ceti produttivi e che non riescono a sfuggire al fisco: meno dell’1 per cento della popolazione. Come più volte Berlusconi ci ha spiegato (mutuando le tesi della supply side americana) sono coloro che tirano la carretta. Tassare costoro (comprese le addizionali locali appena sbloccate) a livelli del 55-56 per cento, fornirà loro un formidabile incentivo a fare di meno. La ricchezza non si costruisce con i decreti dei governi, ma con il legittimo interesse dei singoli a far di più e a guadagnare. Che la sinistra si scandalizzi di questa verità, ci può stare. Ma tra costoro non dovrebbe esserci Berlusconi.
2.L’evasione ed elusione fiscale sono direttamente proporzionali all’aumento delle aliquote. Anche in questo caso è farina del sacco berlusconiano, che proprio in virtù di questo principio ha sempre detto a parole di volere abbassare le aliquote e diminuirle nel numero (mentre ora le aumenta). D’altronde non più tardi di sei mesi fa, il governo ha adottato un’aliquota secca del 21 per cento per le locazioni immobiliari. Ti tasso poco, il giusto, e grazie a ciò mi aspetto l’emersione del nero e, dunque, maggiore gettito.
3.Colpire una ridotta pattuglia di redditi considerati alti è straordinariamente demagogico. Rifondazione comunista aveva chiesto a Romano Prodi un rialzo delle aliquote Irpef, che gli uomini dell’Ulivo non accettarono. Il principio per il quale anche i ricchi devono piangere si basa su quello che un liberale dovrebbe aborrire: l’invidia sociale. Faccio male a te, non perché mi serva, ma perché in questo modo ottengo una rivincita. La società che ne esce non è quella che Berlusconi ha raccontato agli italiani negli ultimi trent’anni. Il grande tema non è la creazione della ricchezza, ma la giustizia sociale, o il suo miraggio come ci ha insegnato Hayek.
4.La misura è recessiva. È difficile pensare che coloro che producono grandi redditi dal lavoro dipendente li ottengano per una regalia sovrana. Piuttosto se li meritano. Il loro incentivo a produrli altrove diventa ora sempre più alto. Lo stesso governo Berlusconi solo pochi mesi fa ha approvato una norma per attirare i cervelli fuggiti all’estero, riducendo loro le imposte. Lo stesso governo Berlusconi ha detassato, per le fasce più deboli, i premi di produzione. È inoltre difficile pensare che le aziende possano integrare il reddito con aumenti: per la crisi, la competizione e soprattutto per il fatto che l’Italia ha la maglia nera riguardo al cuneo fiscale. E cioè la differenza tra quanto percepisce in busta un dipendente e quanto costa all’impresa.
5.La fiscalità continua a colpire la medesima fascia della popolazione. Anche i limoni, a forza di essere spremuti, perdono il loro succo. Oltre al sedicente contributo di solidarietà, assistiamo a una molteplicità di balzelli aggiuntivi appena introdotti. La patrimoniale sui dossier titoli. L’aumento della tassazione del 10 per cento dei bonus. Il bollo sulle auto di lusso. Lo sbocco, fino all’1 per cento, della possibilità degli enti locali di aumentare le proprie addizionali Irpef. Chi può scappa: e la mobilità di quattrini e competenze alte è fortissima.
6.Per tutti i motivi che abbiamo elencato il gettito previsto (fumoso per la verità nella sua determinazione ufficiale) è aleatorio. Si calcoli, inoltre, che il contributo di solidarietà potrà essere dedotto dal reddito nell’anno dopo. Ciò vuol dire che il contributo si riduce rispettivamente a un aggravio del 3 e del 6 per cento netto. Un piccolo sollievo per i contribuenti. Il Tesoro oggi incassa subito e domani restituisce un pezzettino. È evidente che la manovra ha l’intento di épater le bourgeois. Il suo effetto-annuncio è ancora peggiore al suo effettivo peso. Si svela così il suo intento demagogico, ma non per questo meno disincentivante al lavoro.
7.Berlusconi ci ha insegnato a guardare il mondo con occhiali non convenzionali. Quante volte ci ha raccontato dei quattrini che le sue aziende pagano al fisco. Con lo stesso principio sulla carta d’identità degli italiani dovrebbe essere stampata la cifra che ogni anno pagano al fisco.
Complimenti.
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