Ecco il tesoro rubato a Lady Bmw «Terza quercia, 2 passi a destra»

nostro inviato a Pescara
«Fossa, sosta, rosso». «Quercia grande». «Sotto tetto». E ancora. «Cantina centrale», «muro di fronte», «pianta diversa, sotto casa», «20 metri a destra», «pietre piccole», «circa 200 litri di vino buono». Riferimenti in codice, comprensibili solo al diretto interessato «e ai suoi seguaci», per dirla con gli investigatori abruzzesi che cercano di fare luce sul ricatto da 7 milioni di euro a Susanne Klatten, padrona della Bmw e quinta donna più ricca al mondo. Indicazioni criptate contenute nella «mappa del tesoro» sequestrata dalla polizia nella mastodontica perquisizione all’agriturismo «Rifugio Valle Grande» a Pescosansonesco, vicino a Pescara, di proprietà di Ernano Barretta, la presunta «mente» dei filmini hard a ricche signore tedesche sedotte e ricattate dal gigolò Helg Sgarbi, socio di Barretta.
Nelle pagine scarabocchiate di una vecchia agenda scovata al piano terra del «country house» sarebbero riportati, dunque, preziosi suggerimenti per rintracciare i proventi milionari delle truffe a sfondo sessuale, soldi in gran parte sotterrati e occultati tra i boschi circostanti il residence di Barretta.
Al momento, però, proprio per la genericità delle tracce scritte, i poliziotti si son dovuti accontentare dei quasi due milioni di euro (banconote avvolte in fascette di banche tedesche) scoperti nell’intercapedine del tetto e in una confezione di champagne, come confermato dall’avvocato Teonino Cirpietti. Il resto - parliamo di decine di milioni di euro - a meno di una improbabile confessione di Barretta e dei suoi coindagati, secondo gli inquirenti non salterà mai fuori. Eppure la Procura e la Squadra Mobile di Pescara sono convintissime che Barretta li abbia nascosti nel giardino di casa tutti quei quattrini solo in parte reinvestiti in auto di lusso e proprietà all’estero. «Tutta la condotta del Barretta - annotano gli inquirenti - è stata improntata alla necessità di occultare quanto illegalmente sottratto nel Paese tedesco». Sotto intercettazione Barretta e i seguaci fanno continuamente riferimento al denaro nascosto. Come quando c’è da avvicinare «chi sta conducendo le indagini» per proporre loro determinate somme, oppure nel caso in cui Barretta sembra dare ordini per dissotterrare parte del tesoro che, probabilmente, s’è inumidito con la pioggia: «Abbiamo scavato quei così... te l’ho detto, erano tutti bagnati... l’avevo messo sopra... (...) l’abbiamo messo dentro un bidone, era grosso (...). 5mila euro (...). C’era uno... messo dentro, poi sono andato là e... zuppati!!!». Con l’arresto di Helg Sgarbi, la pressione della polizia si fa insistente. Barretta teme di essere controllato. Così prima suggerisce al figlio di lasciare i soldi dove stanno, poi in codice ipotizza di restituire l’intero bottino dei raggiri per risolvere la questione giudiziaria: «Lì ci devi mettere pure gli altri, questo è il posto più sicuro». Il figlio: «Mettili da una parte e lasciali là, prendi quelli che ti servono». Barretta: «sempre paura... io no, quelli non li tocco proprio finché non cambiano le cose...». E poco dopo: «Senti, mi sa che dobbiamo ridare tutti... i litri di vino... che abbiamo».

E così quando sembra che l’organizzazione di Sgarbi e Barretta ha finalmente trovato il modo di riciclare i milioni delle truffe, la polizia decide l’irruzione. Decisiva questa conversazione intercettata: «Gli devo dare un po’ di soldi?». «Ma come, abbiamo un accordo, dobbiamo andare a dissotterrare». Sì, ma dove?

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