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«Ecco tutti i misteri irrisolti del caso Scajola»

«Ecco tutti i misteri irrisolti del caso Scajola»

«Se permette, a questa domanda rispondo dopo. Non ritengo degno del livello di quello che è successo occuparsi di questa vicenda come se si trattasse di una bega locale interna al Pdl ligure».
Perchè, cosa è successo secondo lei? La vicenda della casa di via del Fagutale sembra molto chiara.
«E invece non lo è affatto. La invito a fare qualche riflessione su una serie di circostanze accadute in questi giorni. A partire da una fotografia (pubblicata qui accanto ndr): gli operai, i sindacati, persino la Cgil, e hanno appeso un manifesto anche nella bacheca del Comune di Termini Imerese in cui chiedono “Ridateci Scajola, l’unico del governo che aveva il coraggio di contrastare Fiat è stato segato con un trappolone”. Significativo, vero?»
Sì, ma che c'entra con la casa con vista sul Colosseo?
«Mi segua. Ora le chiedo: ha mai più sentito parlare seriamente del nucleare, dopo le dimissioni del ministro Scajola?»
Veramente le domande, dovrei farle io, comunque no, non ne ho più sentito parlare.
«Ecco, appunto. Insomma, mi sembrano due circostanze rilevanti. Che mi fanno pensare che, con il suo modo di fare, forse rigido ma integerrimo, e con la sua grande forza di persona che porta a termine i progetti di cambiamento, il Ministro possa aver toccato qualche filo che qualcuno non voleva fosse toccato e, magari, lo stesso qualcuno gli abbia teso una trappola per farlo dimettere».
Tesi interessante, ma basta per dire che Scajola è al centro di un complotto?
«Vado avanti. Una coincidenza è una coincidenza, due coincidenze sono un indizio, tre coincidenze sono una prova. In diritto penale si chiamano indizi concorrenti e vengono spesso assunti come prova. Mi hanno fatto molto riflettere anche le parole del sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano fra l'altro ex magistrato, che ha fatto notare come sia incredibile che, dopo quattro mesi dall'inizio del caso, Scajola non sia nemmeno indagato e che non si sappia di cosa è accusato. Già, mi può dire lei, Mantovano è uno dei nostri, ma ora il Riformista dice le stesse identiche cose. E certo non è dei nostri».
Bè, l'abbiamo letto.
«Sui giornali sì, ma su nessun atto giudiziario. A quattro mesi dall'inizio del caso!»
Significa che ha fatto male a dimettersi?
«No, il ministro si è dimesso subito dopo l'inizio del caso - un caso esclusivamente giornalistico, ancora quattro mesi dopo – e lo ha fatto per il bene del Paese, del governo, di Berlusconi e del partito. Un comportamento da galantuomo quale è, un comportamento, fra l'altro, unico!».
Non si può dire che la sua difesa sia stata un esempio di buona comunicazione, però. Almeno questo lo ammetterà!
«Non condivido, ma comprendo che può sembrare. Pensi se fosse successa una cosa simile a lei, dottor Lussana, una cosa che nemmeno lei riesce a spiegarsi in alcun modo. Probabilmente non si sarebbe comportato diversamente da lui».
Ora cosa può succedere?
«Sarebbe interessante che i magistrati indagassero a tutto campo per capire cosa è davvero successo. Lo faranno? Mi auguro di sì».
Ma lei come può essere certo della sua totale estraneità?
«Gli ho parlato, l'ho guardato negli occhi ed io che lo conosco come pochi altri in Liguria sono certo della sua integrità e del fatto che abbia toccato qualche interesse forte, e poi, se non fosse estraneo ai fatti di cui hanno scritto i giornali, perché nessun giudice ad oggi gli contesta nulla?».
Scajola, però, con i suoi silenzi non si è aiutato. Non trova?
«La sua è riservatezza, oserei dire pudore. Solo pudore, che ha trasmesso anche a tutti noi. Sa cosa le dico? Penso persino che non esulterà nel leggere queste righe. So che in lui prevarrà, comunque, il principio della riservatezza».
E lei perchè la fa? Non si rende conto che nell'opinione pubblica è passato un messaggio anti-Scajola?
«Sto parlando con lei perché non ne posso più, né io né altri in Liguria come a Roma. Questa montatura contro Claudio Scajola è diventata insopportabile. Sento il bisogno di dirlo. Per quanto poi concerne l’opinione pubblica, registro che, per esempio, gli operai di Termini Imerese la pensano come me. Anche qui in Liguria la sua mancanza è avvertita con grande preoccupazione».
Che c'entra la Liguria?
«La Liguria non può perdere l'unico uomo che ci ha dato risorse e peso a livello nazionale. Le cose migliori successe nella nostra regione in questi ultimi anni portano tutte il suo nome».


Torniamo all'inizio: sono stati altri esponenti del Pdl e non lei a dichiarare ai giornali che «Scajola è stato un punto di riferimento per tutti».
«Non solo lo è stato, continua ad esserlo. Lo sanno tutti, parla la storia, non c'è bisogno che lo dica io. Per quanto mi riguarda, il mio pensiero è nelle parole che le ho appena detto».
Massimiliano Lussana

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