Ecco le vere intenzioni di Santoro e Travaglio Sono già pronti a fondare il partito delle toghe

I due tribuni del giustizialismo firmano un manifesto anti-Berlusconi e annunciano un nuovo movimento girotondino: si chiamerà "Per legittima difesa"

Ecco le vere intenzioni di Santoro e Travaglio 
Sono già pronti a fondare il partito delle toghe

Il partito dei Pm sente l’odore della vendet­ta. Sono convinti di poter finalmente cor­reggere la storia ed elimi­nare l’anomalia Berlu­sconi. L’offensiva ha tut­te le caratteristiche di un assalto finale. È giudizia­ria. È culturale. È ideolo­gica. La parte giacobina della magistratura è il braccio armato, ma ora è nato anche il movimen­to politico di riferimen­to, che va oltre il Pd e i di­pietristi, è un movimen­to c­he non ha alcuna rap­presentanza in Parla­mento e si propone co­me intellighentia forcaio­la della piazza anti Cav. Il nome fa capire che qualsiasi azione contro Berlusconi è lecita, è mo­ralmente giustificata: «le­gittima difesa». È un mo­do per far capire al mon­do che di fronte a una si­tuazione eccezionale, l’esistenza del Cavaliere, si può calpestare la de­mocrazia, i diritti dell’uo­mo, le libertà fondamen­tali e anche sospendere la Costituzione. Insom­ma, la piazza giustiziali­sta è sovrana ed è lei, at­traverso i suoi rappresen­tanti, che può separare l’Italia in buoni e cattivi. Tutto quello che si fa con­tro i cattivi non è solo le­gittimo, ma addirittura è un dovere. Chi dovesse restare nella zona grigia diventa di fatto un colla­borazionista. L’obietti­vo ricorda quello dei Sa­vonarola: estirpare il ma­le, che in questo secolo ha assunto la forma del berlusconismo. Questo è il modo di pensare del movimento «legittima di­fesa ». Questa è una parti­ta che rischia di cambia­re per sempre il destino del nostro Paese. A que­sto punto bisogna capire se i partiti «democrati­ci », in primo luogo il Pd, se la sentono di diventa­re strumenti nelle mani dei fondamentalisti. Pur­troppo basta ascoltare Rosy Bindi, che pur zitti­ta da Santoro sposa in pieno le sue tesi ad Anno­zero , per capire che la si­tuazione è davvero com­promessa. Chi sono i capi di que­sto movimento? Un triu­mvirato di tribuni che da tempo considera la de­mocrazia un’inutile per­dita di tempo. Sono Mi­chele Santoro, Barbara Spinelli e Marco Trava­glio. Rinviata la manife­stazione del 13 febbraio davanti al tribunale di Milano, il battesimo uffi­ciale del nuovo movi­mento avviene con una lettera di arrogante supe­riorità, una sorta di sup­plenza al vuoto dell’op­posizione parlamenta­re. A questa situazione di «via libera ai fondamen­talisti » si è arrivati, infat­ti, dopo il naufragio del piano Fini sulla sfiducia del 14 dicembre. Lì gli an­tiberlusconiani si sono convinti che non sareb­be stato facile far cadere la maggioranza. Non hanno neppure trovato l’appoggio di Napolita­no, che secondo i piani del fondatore di Repub­blica , Eugenio Scalfari, avrebbe dovuto essere il deus ex machina di un governo di salute pubbli­ca. Un esecutivo scelto dai tecnici senza alcuna legittimazione popola­re, una sorta di commis­sariamento della demo­crazia, incapace di non votare Berlusconi. Il falli­mento della sfiducia ai ministri Calderoli e poi Bondi, la nascita del gruppo parlamentare dei responsabili, la debo­lezza dei finiani, hanno disorientato gli antiber­lusconiani che si sono ri­trovati in una sorta di vicolo cie­co. Come far cadere il legittimo governo del Cavaliere senza nu­meri in Parlamento, senza l’ap­poggio degli elettori e la mano­vre del Quirinale? È qui che la politica, l’opposizione, ha fatto la scelta scellerata: vendere l’anima al partito dei Pm. Da questo momento in poi tutto è diventato possibile. Berlusconi va fatto cadere anche a costo di dannare il futuro dell’Italia. L’offensiva è stata delegata al­le procure. La Boccassini si è messa sulle tracce della sua pre­da. Ha costruito una macchina da guerra di intercettazioni e ha trovato subito l’appoggio della stampa giustizialista, che quoti­dianamente viene armata con verbali e carte segretate. L’obiet­tivo non è mai stato il processo, visto che i reati di cui viene accu­sato il premier mancano ancora di un elemento fondamentale. Non ci sono le vittime. Ci sareb­be un concussore senza concus­si e un violentatore di minoren­ni senza violenza. L’importante è sputtanare Berlusconi urbi et orbi, in Italia e all’estero. Va be­ne Micromega che paragona il berlusconismo al fascismo e an­che le televisioni di culto franco­tedesche, come Artè, che inter­vistano quel santo del figlio di Ciancimino per spacciare un Ca­valiere mafioso. Come ancora una volta la Bindi ha rivelato: a me non importa se Berlusconi sia colpevole o innocente. Si col­pisce il premier e i suoi uomini. Si mandano i carabinieri a spo­gliare una giornalista de il Gior­nale e a perquisire case e reda­zioni. Si incrimina il ministro de­gli Esteri, Franco Frattini, di abuso d’ufficio e si comunica in tempo reale che è indagato. La sua colpa? Aver rivelato quello che tutti sanno, procura di Ro­ma compresa, ma che solo Fini continua a negare: la casa di Montecarlo è di suo cognato, Giancarlo Tulliani. La parola d’ordine è: screditare il Pdl, il suo capo, i suoi uomini, i suoi ministri e perfino i giornali d’area. Non c’è alcun pudore. L’aggressione è a volto scoper­to.

Nel ’94, dopo Tangentopoli, i Pm avevano il Paese in mano e non hanno mai digerito che Ber­lusconi abbia cambiato la storia che loro volevano scrivere. Aver riportato il Paese alla normalità democratica è il peccato che il Cavaliere deve scontare. Le pro­cure chiedono vendetta. E que­sta volta non faranno prigionie­ri.

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