Economia e finanza

Borse ancora in rosso: è scoppiata la bomba Credit Suisse

Borse a terra per l'effetto Credit Suisse. La banca di Ginevra brucia un quinto del capitale

Borse ancora in rosso: è scoppiata la bomba Credit Suisse

Credit Suisse è il "malato d'Europa" in campo finanziario e si trova in una fase di grave crisi, conclamata anche dai risultati delle borse di oggi che stanno consolidando un vero e proprio bagno di sangue. La banca di Ginevra oggi a Zurigo lascia sul terreno un quinto del suo valore dopo che alla luce del nuovo piano industriale il maggiore azionista della banca, la Saudi National Bank, ha dichiarato di non voler ulteriormente aumentare il capitale dell'istituto.

La banca nazionale di Riad è col 10% il maggior possessore di quote ed è entrata in forze nel gruppo un anno fa, un periodo da cui in avanti Credit Suisse ha perso il 35% del suo capitale, arrivando a un -84% negli ultimi ventiquattro mesi. L'azione di Credit Suisse vale ora circa 1,8 dollari. Il crollo del gruppo di Ginevra è un dato di fatto che da tempo si sta consolidando, come abbiamo ricordato su queste colonne, e la "botta" di Svb, in America, c'entra giusto come coincidenza temporale nella sua accelerazione. Un mese fa Credit Suisse ha registrato la peggiore perdita dalla Grande Recessione, 7 miliardi di dollari, consolidando i dati del 2022 e in tutta Europa la reazione al piano industriale traballante del gruppo, con il quale il management del gruppo ha pure lavorato portando allo scoperto problemi e errori di rendicontazione del passato, ha scatenato un sell-off borsistico di massa.

Tutte le borse d'Europa sono infatti a terra nella giornata di oggi e in quest'ottica si può stabilire un nesso Svb-Credit Suisse perché la tempesta californiana è imperversata lunedì su listini ora costretti a subire un'altra batosta. Alle 13.30 Francoforte perdeva il 2,85%, Londra il 2,69% e Parigi il 3,43%. Milano è maglia nera: a causa del fatto che a Piazza Affari la capitalizzazione del comparto bancario è più alta in rapporto al totale rispetto al resto d'Europa la borsa meneghina segna un crollo del 3,61%. Unicredit cede il 7,45%, Banco Bpm il 6,41% e Intesa Sanpaolo il 6,66%. In Francia e Germania bagno di sangue finanziario per le due società più legate a Credit Suisse: Societè Generale, che scende di oltre l'11%, da un lato e Commerzbank, che lascia sul terreno più del 10%, dall'altro.

Si crea sui titoli di Stato, al contempo, un effetto "fly-to-quality" in un contesto in cui i bond dei cosiddetti paesi periferici, come l'Italia, vengono trascinati verso il basso dalla corsa all'acquisto di asset più sicuri come i Bund germanici. Nel frattempo, i mercati prezzano come altamente volatile il titolo Credit Suisse e si impenna il rischio strutturale della banca di Ginevra, interessata nell'ultimo trimestre del 2022 da una fuga di capitali di oltre 100 miliardi di dollari. Il costo di assicurazione dei bond del Credit Suisse contro il default nel breve termine, i cosiddetti credit default swap, hanno approssimato quota 1.000 punti base oggi, dieci volte il baseline del mercato finanziario, e hanno raggiunto dunque un livello 18 volte maggiore del Cds a un anno di Ubs e circa 9 volte l'equivalente di Deutsche Bank. In sostanza, è quasi venti e dieci volte più probabile assistere a un crac di Credit Suisse rispetto a quello degli altri due istituti. In quest'ottica, la convergenza con Svb è solo temporale.

Ma il combinato disposto tra i due eventi può essere disastroso per le borse.

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