Economia e finanza

"Bilancio truccato". I rigoristi tedeschi stroncati dalla Corte dei conti

La Corte dei conti tedesca ritiene che la Germania abbia truccato i propri conti pubblici. Il ministro delle Finanze Christian Lindner è finito nell'occhio del ciclone

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Rigoristi ma con i conti sballati. La stessa Germania che si appresta ad issare la bandiera del rigore in vista della battaglia sul Patto di stabilità, prevista in autunno, è alle prese con conti interni a dir poco ballerini. La Corte dei conti tedesca ritiene infatti che Berlino abbia truccato i propri conti pubblici. La vicenda non può che generare imbarazzi per il governo guidato da Olaf Scholz, che dovrà adesso risolvere il problema collegato ai veicoli finanziari (Sondervermoegen) con i quali la locomotiva d'Europa auspicava di alimentare spese fuori bilancio.

I conti della Germania non tornano

Secondo quanto riportato da Repubblica, i magistrati contabili tedeschi ritengono che il ministro delle Finanze, Christian Lindner, non sarà in grado di mantenere la promessa di raggiungere un pareggio di bilancio e di porre un freno al debito. L'effetto diretto degli imbarazzi generati dai suddetti veicoli finanziari è che il deficit reale del Paese è schizzato dai 16,6 miliardi di euro preventivati agli 85,7 miliardi, ovvero una cifra cinque volte superiore rispetto alle aspettative. Un'altra cifra nel mirino degli analisti è il disavanzo del pil, che raggiungerà il 2,4% e non lo 0,4%.

Ebbene, di tutto questo la Corte dei conti ha messo nel mirino Lindner, la cui longa manus avrebbe spostato nei veicoli finanziari della discordia impegni straordinari extra pluriennali, come i 100 miliardi per la Bundeswehr e i 212 miliardi per la lotta ai cambiamenti climatici, presumibilmente auspicando di bypassare il freno al debito e offuscare lo stato dei conti di Berlino. Adesso tutti i nodi stanno arrivando al pettine. E per la Germania non tira una buona aria.

Berlino nella bufera

Il giudizio della Corte dei Conti è emblematico: “Le misure decise per il bilancio constano essenzialmente in uno spostamento di spese in ‘fondi speciali’, nella cancellazione di sussidi e in poste senza coperture”. Per quanto riguarda il modus operandi adottato da Lindner, questo è stato definito “problematico” e in grado di compromettere la credibilità dei conti. “Attraverso varie misure decise dal 2020 il freno al debito è stato progressivamente indebolito sempre di più nella sua efficacia”, proseguono le autorità.

La normalità delle finanze pubbliche sbandierata dal ministro sembra essere lontana, mentre le spese e l'indebitamento, aggiungono i magistrati contabili, “continuano ad essere fortemente espansivi”. Per la cronaca, il prossimo anno la spesa pubblica lieviterà di 90 miliardi di euro, rispetto al 2019. “Se si contano le spese dei ‘fondi speciali’, la distanza tra i piani per il 2024 e l’anno di riferimento scelto dal governo, il 2019, aumenta ulteriormente a 177 miliardi di euro”, è il proseguo della valutazione.

Il “malato d'Europa”

Le opposizioni sono scatenate. “Cristian si vanta di rispettare il freno al debito e di ritornare alla normalità delle finanze pubbliche. Purtroppo nessuna delle due cose è vera”, ha dichiarato il vicecapogruppo della Cdu, Mathias Middelberg. È bizzarro pensare che il ministro accusato sia sempre stato orgoglioso della sua fede rigorista.

La Germania è ancora una volta il “malato d’Europa”, secondo Hans-Werner Sinn, presidente emerito dell’istituto Ifo. L’appellativo in questione è riemerso nelle ultime settimane mentre la produzione manifatturiera continua a balbettare nella più grande economia della regione e il Paese è alle prese con gli alti prezzi dell’energia.

Per la Germania, è proprio il caso di ribadirlo, non tira una bella aria.

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