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Governo in pressing sull'Ue: "Cambiare il Patto di stabilità"

Dall'Italia si moltiplicano gli appelli all'Unione europea. Tajani: "Abbiamo il diritto di togliere alcune spese". Crosetto: "Il ritorno alle regole originarie è la spada di Damocle". Fitto: "Più flessibilità"

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L'eventuale ritorno delle vecchie regole relative al Patto di stabilità sarebbe una prospettiva assai negativa che metterebbe a serio rischio la crescita del nostro Paese. È questo il monito arrivato dal governo di centrodestra, che negli ultimi giorni sta intensificando il pressing sull'Unione europea per scongiurare il ripristino di una rigidità eccessiva che potrebbe compromettere lo sviluppo dell'Italia. La parola d'ordine è realismo: un fattore centrale per una maggiore flessibilità che tenga in considerazione gli eventi storici degli ultimi mesi che stanno interessando il mondo intero.

Tajani: "Togliere alcune spese"

La volontà dell'esecutivo è quella di raggiungere un accordo entro la fine dell'anno, ma Antonio Tajani ha proposto un proroga di sei mesi della sospensione del vecchio Patto nel caso in cui non si riuscisse a strappare un'intesa su questo punto. "Ma attenzione, è giusto riscrivere il Patto di stabilità e crescita", ha comunque specificato il vicepresidente del Consiglio. Secondo cui la proposta della Commissione europea "è un pò meglio" e presenta qualche elemento positivo, anche se allo stato attuale "non è ancora confacente agli interesssi dell'Italia".

Il ministro degli Esteri da una parte ha sottolineato l'importanza del rispetto delle regole, mentre dall'altra ha posto l'attenzione sul "diritto di togliere alcune spese". A tal proposito ha citato gli esempio delle spese per la guerra in Ucraina e quelle che sono state imposte dall'Unione europea per quanto riguarda la svolta green. "Quindi si può modificare", ha aggiunto.

Crosetto: "Evitare la spada di Damocle"

A ribadire lo sviluppo degli eventi è anche Guido Crosetto, secondo cui bisogna cambiare la natura della discussione senza tralasciare un punto fondamentale: alla luce di una fase di crisi economica e industriale non è pensabile portare i bilanci degli Stati al rispetto dei parametri ordinari. Non a caso, nell'intervista rilasciata a La Repubblica, ha bollato come "la spada di Damocle" il possibile ritorno alle regole originarie del Patto di stabilità.

Ciò che chiede il ministro della Difesa è una rivoluzione nell'atteggiamento quando ci si approccia a un tema del genere, evitando in sostanza di focalizzarsi sul valore del deficit da rispettare. Tradotto: è necessario ridefinire i parametri del Patto di stabilità dal puro ragionamento tecnico, anche perché non mancano diversi cambiamenti di rilievo (dalla transizione ecologica all'avanzamento dei Brics passando per la carenza di materie prime). "Serve una visione di politica macroeconomica che guardi almeno ai prossimi 10-15 anni. Non si possono affrontare questi temi come si affrontavano due o tre anni fa", ha dichiarato.

L'annuncio di Giorgetti

La Commissione Ue ha pubblicato una sorta di guidance prevedendo la possibilità che non si riesca ad approvare un nuovo Patto di stabilità entro la fine dell'anno, ipotesi che secondo Giancarlo Giorgetti è quella "più probabile". Il titolare del ministero dell'Economia ha assicurato che il governo agirà rispettando gli obiettivi "con un principio di responsabilità", tenendo ovviamente conto delle circostanze e dei fattori rilevanti che si stanno verificando nel 2023 "e di cui daremo puntualmente conto in occasione della Nadef" che verrà presentata in Parlamento nel mese di settembre.

Fitto: "Serve più flessibilità"

Secondo Raffaele Fitto le proposte legislative della Commissione costituiscono una buona base di partenza nell'ottica del percorso di riforma della governance economica.

Allo stesso tempo il ministro per gli Affari Ue ha confermato come l'Italia si stia spendendo a favore di nuove regole di Bilancio che siano realistiche e favorevoli alla crescita, "con una maggiore flessibilità sugli investimenti verdi, sui piani di rilancio nazionali e sulla difesa".

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