Economia e finanza

Formule vuote

A volte le formule astratte, non calate nella realtà, provocano grossi guai

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A volte le formule astratte, non calate nella realtà, provocano grossi guai. In Europa purtroppo capita spesso. Ieri Christine Lagarde ha annunciato un nuovo rialzo dei tassi di interesse a luglio per combattere l'inflazione. L'intento è quello di andare avanti in questa politica fino a quando la bestia che incute timore al nostro continente non tornerà al 2%. È la scelta più ovvia, che corrisponde, appunto, ad una formula economica elementare, di quelle che trovi scritte in un bignamino per il primo esame di economia o, addirittura, scherzo, nel manuale delle Giovani marmotte: quando l'inflazione cresce - recita - bisogna aumentare i tassi d'interesse. Un'opzione che nella testa di qualcuno ha assunto i crismi di una legge.

Il punto, però, è che le fasi economiche non sono tutte uguali e le cause dell'inflazione spesso sono diverse: possono corrispondere, ad esempio, ad una dinamica dei prezzi particolare come negli Stati Uniti, oppure all'aumento del costo delle materie prime come in Europa. Motivo per cui la ricetta che può andar bene Oltreoceano non è detto che funzioni pure da noi. Solo che un errore di questo tipo, commesso nelle sale ovattate del grattacielo della Bce a Francoforte da qualche burocrate che recita formule a memoria, determina danni economici e costi sociali terribili. Basti pensare ai mutui che in quest'ultimo anno sono raddoppiati o alla paralisi del mercato immobiliare. Ecco perché la Lagarde dovrebbe valutare con prudenza ciò che dice e soprattuto ciò che fa. Altrimenti quella splendida civetta che spesso sfoggia sui tailleur rischia di trasformarsi in un gufo menagramo.

In Europa è già successo. In Grecia il rigore trasformato in religione ha provocato 12 anni fa una tragedia. Un dramma che investì pure l'Italia qualche mese dopo, proprio perché i sacerdoti di Francoforte si limitavano ai dogmi e non ambivano ad inventarsi politiche. C'è voluto un eretico come Draghi per introdurre nel tempio della Bce un po' di pragmatismo applicato alla realtà che mitigasse il luteranesimo economico di marca tedesca. Il «whatever it takes» dell'ex premier italiano, che da certi mondi fu considerato un mezzo sacrilegio, salvò l'euro e l'Europa da quella crisi.

Ebbene la Lagarde dovrebbe prendere spunto proprio da Draghi per rivalutare la categoria del «dubbio» anche in economia: le formule astratte possono anche andar bene, ma debbono essere calate nel contesto di un determinato momento economico, di una particolare congiuntura. Continuare ad alzare i tassi di interesse fino al cielo, in questo momento non solo non dà a quanto pare i risultati sperati (a differenza di quanto è avvenuto negli Stati Uniti) ma rischia di fare uscire dalla tana un'altra bestia temibile quanto l'inflazione per ogni economia: la recessione.

Rischiamo quindi di farci ancor più male. Ragion per cui sarebbe consigliabile che l'attuale presidente della Bce fosse più prudente nei proclami ed evitasse di accreditare l'idea che le mosse future siano frutto di un copione già scritto magari preso di sana pianta da qualche manuale di economia del primo anno di università.

Sei mesi fa proprio il nuovo governatore di Bankitalia, Fabio Panetta, all'epoca membro del consiglio direttivo della Bce, mise in guardia da questo atteggiamento: «No a rialzi prestabiliti dei tassi» disse, conoscendo le abitudini di Francoforte.

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