Abi, alle grandi banche i pieni poteri sul dossier esuberi

Le grandi banche commerciali e le principali popolari italiane blindano il «Comitato per gli affari sindacali e del lavoro» dell'Abi (Casl). La bozza della delibera («Documento n.11»), che oggi sarà sul tavolo del comitato esecutivo e che il Giornale ha intercettato, prevede una modifica ai regolamenti di Palazzo Altieri così che abbiano la certezza di avere un ambasciatore a testa, accanto ai due ciascuno di Intesa e Unicredit, «i gruppi bancari compresi tra il terzo e il nono posto» in classifica: in pratica Monte Paschi, Bnl, Cariparma, le maggiori cooperative e casse di risparmio del Paese. Per fare questo le seggiole intorno del Casl salgono a 15, contro la forchetta 11-15 precedente. Altri quattro componenti continueranno a essere espressi «cumulativamente» dai «quartili» nei quali l'Abi suddivide le proprie associate a seconda di criteri dimensionali come masse, impieghi e filiali. È una prima risposta ai problemi che affliggono l'industria del credito nella ricerca di un nuovo modello industriale: più di 13mila esodati, 20mila posti di lavoro complessivi in discussione su una popolazione di 325mila addetti, un contratto di lavoro e un fondo esuberi con costi che l'Abi definisce «insostenibili». Il giudizio è contenuto nell'executive summary che il presidente Giuseppe Mussari sottoporrà all'esecutivo insieme al proprio manifesto politico, «Presidenza 2012-2014 linee guida di programma».
Sul tavolo ci sarà anche il completamento della nuova squadra di comando dell'associazione con la scelta dei comitati «piccole banche» e «remunerazioni»: in entrambi i casi la presidenza dovrebbe andare ad Antonio Patuelli, anima storica delle Casse di risparmio, vice di Giuseppe Guzzetti all'Acri e candidato naturale a ricevere il comando dell'Abi al termine dell'era Mussari.
L'esecutivo, dove oggi per il Monte potrebbe esserci il presidente Alessandro Profumo al posto dell'ad Fabrizio Viola, affronterà anche il problema degli «over 55»: i toni dovrebbero essere smussati rispetto alla prima formulazione, ma l'obiettivo resta quello di ottenere una maggiore flessibilità di utilizzo delle risorse o impostarne la «rottamazione».
I rapporti con le forze sociali sono quindi tesi, complicati dai casi aperti di Bpm e Mps: a Siena infuria la lotta sulle 2.300 esternalizzazioni e ora si paventano trasferimenti d'ufficio. A sorvegliare la trattativa per l'Abi è appunto il Comitato per gli affari sindacali, al comando del presidente Francesco Micheli, «papà» del nuovo contratto nazionale e da luglio tornato al vertice di Intesa Sanpaolo come direttore operativo, complice la storica sintonia con l'ad Enrico Cucchiani.

La conferma di Micheli è scontata ma la formazione uscente subirà delle variazioni: proprio Ca de' Sass dovrà scegliere il nuovo emissario nel Casl dopo le dimissioni di Marco Vernieri, mai entrato in piena sintonia con Micheli, e Monte Paschi individuare il sostituto di Fabrizio Rossi (vice dg) che ieri è andato in pensione senza ricevere incentivi. Quanto ancora all'Abi, lascerà il Casl anche il presidente di CariFossano, Giuseppe Ghisolfi.

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