Economia

Agenzie di rating sotto esame

Promuovono e declassano, ma siamo sicuri il loro operato sia sempre "rigoroso e trasparente"? Le agenzie di rating sotto esame

Agenzie di rating sotto esame

Ci danno i voti, ci promuovono o ci declassano ma siamo sicuri che il loro operato sia sempre “rigoroso e trasparente”? Per una volta tanto saranno proprio loro, le agenzie di rating, a finire sotto esame. L’European Securities and Markets (Esma) ha avviato, infatti, un'indagine per verificare i criteri di valutazione sul rating delle banche da parte delle tre principali agenzie di rating internazionali: Standard & Poor's, Fitch e Moody's. Obiettivo: valutare se i criteri da loro adottati per la valutazione delle banche (di recente hanno tagliato il rating di una quindicina di banche internazionali) siano stati ”rigorosi e trasparenti” e assunti con ”sufficienti risorse analitiche ed esperienza”.

Per Federconsumatori e Adusbef, però, la decisione dell’Esma arriva “con qualche anno di ritardo”. Le associazioni, infatti, avevano lanciato l’allarme già dal fallimento della Lehman Brothers, che aveva conservato la tripla AAA ancora il giorno prima del crack.

“Non sono bastate – spiegano Federconsumatori e Adusbef ponendo l’accento sul ritardo dell’avvio dell’indagine - le nostre denunce circa  il fatto che all’inizio del decennio passato le entità (stati sovrani e società) che potevano vantare la tripla AAA erano rarissime, mentre oggi (tra le perplessità degli addetti ai lavori) sono centinaia, tanto da convincere la Cina a costituire una propria società di rating, la Dagong.”

“Non è bastato - continuano le associazioni - l’aver diffidato le società Moody's e Standard & Poor's dall’emettere valutazioni nei confronti dell’Italia, in quanto era emerso che queste non avevano alcuna licenza per svolgere questo delicatissimo ruolo, non avendo superato l'esame di iscrizione richiesto dall'Esma. Per dare la sveglia all’autorità europea è stato necessario l’intervento della magistratura, nello specifico del PM Michele Ruggiero (su nostra precisa e circostanziata denuncia alla Procura della Repubblica di Trani) e le valutazioni della Corte dei Conti di danno per il nostro Paese (quantificato in 120 miliardi)”. 

A pagare questo ritardo sono ovviamente i risparmiatori dal momento che il “rating” (ritenuto un indicatore costruito con ragionevole oggettività) è ormai richiamato in molte normative anche comunitarie (si pensi alla Mifid, ai prospetti dei fondi di investimento).

“Ne deriva – concludono i Consumatori - che un rating non affidabile e prodotto con meccanismi di semplice insindacabile valutazione di comitati societari ristretti, dà luogo a ripercussioni fortemente negative nel settore finanziario e, in particolare, a danno dei risparmiatori”.

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