Alitalia, c'è anche l'indagine dei pm

Alitalia, c'è anche l'indagine dei pm

Anche Ryanair, la regina dei profitti, soffre, a conferma delle difficoltà enormi di tutto il settore. La low cost irlandese ieri ha lanciato un allarme utili: i profitti del bilancio 2013-2014 sono stimati a 510 milioni rispetto ai 570 precedentemente previsti. Il titolo è crollato del 12% alla Borsa di Dublino. Nel primo semestre (chiuso il 30 settembre) la compagnia ha registrato 602 milioni di utile netto, ma prevede di chiudere l'intero anno fiscale sotto questa cifra, a causa della pressione sul prezzo dei biglietti; come dire che il secondo semestre andrà in rosso di un centinaio di milioni. Forse il modello comincia a scricchiolare: infatti, la compagnia sta ammorbidendo la sua politica verso la clientela.
Ma per Alitalia c'è un'altra tegola. La compagnia è indagata per indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato nell'ambito di un'inchiesta della Procura di Civitavecchia. Secondo l'accusa a fine 2012 mandò in cassa integrazione 250 dipendenti motivando tale iniziativa con un eccesso di personale. Ma secondo le indagini avrebbe dichiarato il falso, avendo stipulato il giorno precedente alla messa in Cig un contratto con la Carpat Air per il noleggio di aerei e di personale. Secondo l'ipotesi del pm Del Giudice, il quale nei giorni scorsi ha inviato la Guardia di finanza nella sede della compagnia aerea per acquisire documentazione, non corrispondeva al vero che ci fosse un sovradimensionamento del personale, proprio alla luce del contratto di noleggio sottoscritto 24 ore prima. L'indagine su Alitalia scaturisce dall'incidente avvenuto in febbraio, quando un aereo della Carpat Air marchiato Alitalia finì fuori pista a Fiumicino. In serata, una nota di Alitalia ha precisato che la compagnia «ritiene di non aver commesso alcun illecito. Tempo prima della richiesta della Cig, Alitalia aveva stipulato un contratto con Carpat Air in “Wet Lease” delegando alla compagnia romena la gestione di alcune rotte. Nessun nesso, quindi, tra l'appalto dato a Carpat Air e la cassa integrazione».
Ieri, mentre Air France smentiva la richiesta di 5mila tagli, uno dei protagonisti del (mancato) salvataggio di Alitalia, Corrado Passera, ha annunciato scherzosamente da Radio 24: «Scommettiamo un caffè? Air France rimane». Passera nel 2008 guidava Intesa Sanpaolo che disegnò il piano in base al quale le attività in bonis di Alitalia furono rilevate da Cai. «E comunque - ha aggiunto - l'aumento di capitale è garantito», e quindi Alitalia ha i soldi per il prossimo pezzo di strada. Scommettere un caffè è un po' poco per dimostrare una certezza. Tuttavia, la convinzione di Passera conta, eccome. Air France resta l'interlocutore per una soluzione a lungo termine dell'affaire Alitalia. I colloqui continuano ma non sono facili: Parigi vuole un'Alitalia «pulita» e pretende che tagli, sconti sul debito e riduzione della flotta avvengano «prima». Il lavoro dell'ad di Alitalia, Gabriele Del Torchio, si starebbe concentrando sulla riduzione del numero di aerei e sul ridimensionamento degli organici (si parla di 3mila esuberi).

Non sarebbero invece previste a brevissimo missioni all'estero alla ricerca di partner. Anche se resta l'interesse di Aeroflot e Etihad, e, secondo fonti attendibili, non è da escludere la strada di individuare un nuovo alleato, non in alternativa ad Air France-Klm, bensì in aggiunta.

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