Maurizio Lupi ci mette un pizzico di veleno. Ieri il ministro dei Trasporti ha detto, a proposito di Alitalia-Etihad, che «se Air France si agita, vuol dire che si sta facendo una buona operazione». Lupi ha precisato di non sapere se la compagnia francese si sia rivolta all'Unione europea per chiedere il rispetto delle regole comunitarie, come è trapelato; ma «la bontà dell'operazione che stiamo facendo - ha proseguito - è segnalata dal fatto che finalmente il mercato si muove. Ci sono altre compagnie di bandiera internazionali (Lufthansa, British, ndr) che si stanno agitando perché questo accordo è una grande iniziativa sul mercato. Noi stiamo rispettando le regole europee come hanno fatto gli altri: non si usi l'Europa per impedire le liberalizzazioni e la competitività». Lupi ha ribadito che l'intesa con i sindacati sarà chiusa entro metà luglio, per consentire la firma dell'accordo entro il 31 luglio, come richiesto da Etihad. «Sono convinto che i sindacati dimostreranno grande responsabilità, come hanno fatto finora. Approfondiremo il piano industriale, che noi riteniamo molto positivo, e affronteremo il tema degli esuberi».
La posizione di Air France è in realtà un po' imbarazzante. Era il primo azionista di Alitalia con il 25% ma in autunno, non partecipando all'aumento di capitale, si è diluita al 7% quando con un investimento minimo poteva impossessarsene. Un errore di valutazione? Questo non lo ha mai confessato. Oggi vede arrivare come socio forte di Roma una delle compagnie più ricche e più agguerrite del mondo: Etihad. All'Alitalia attuale, dopo l'operazione, apparterrà il 51% della nuova Alitalia; questo significa che Air France avrà il 7% del 51%, con un peso che sarà quasi nullo. Oltretutto Etihad intende svolgere un ruolo importante in Europa, dove già possiede quote in altre quattro compagnie; ma nello stesso tempo con Air France ha anche una collaborazione commerciale che pare di soddisfazione reciproca.
Parigi, oggi, sembra in posizione di vigile attesa. Il richiamo alle autorità Ue perché tengano sotto controllo l'operazione appare un gesto formale (oltretutto sottoscritto dai maggiori player europei): non è (ancora) guerra. Ma è difficile pensare a un braccio di ferro su Alitalia; piuttosto non va escluso che Air France, al momento opportuno, definite le condizioni finanziarie, possa anche assumere un ruolo maggiore.
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