Alitalia, in quattro anni i soci perdono 450 milioni

Ora la nuova crisi della nuova Alitalia si può anche raccontare con un numero: 450 milioni. È il valore bruciato dalla compagnia in questi suoi primi 4 anni di vita privata, dopo che dal gennaio del 2009 la flotta, gli slot e 13mila dipendenti sono passati dal controllo pubblico a quello della cordata che ne ha rilevato il 100% (integrato con le atttività di Air One).
Il fatto è che ieri si è saputo che Air France ha svalutato la sua quota di capitale, pari al 25%, a 209 milioni. In origine, nel gennaio del 2009, per la stessa quota, Air France aveva versato 322 milioni partecipando ad aumento di capitale riservato. Quindi significa che a fronte di una valutazione iniziale vicina a 1,29 miliardi, oggi la compagnia vale meno di 840 milioni. E c'è da crederci perché Air France, oltre a essere il più grande, è anche l'unico socio industriale tra i vari azionisti. Dunque saprà fare bene i suoi calcoli.
La svalutazione, nell'ordine del 35%, è però un tema che riguarda anche gli altri soci di Alitalia, esposti per circa un miliardo iniziale, che oggi vale 350 milioni di meno. Poca cosa per un banca come Intesa (presente con l'8,85% del capitale); un po' più fastidioso per gruppi come Riva (10,6%), gli Angelucci (5,3%) o la società del fondo Equinox del vicepresidente Salvatore Mancuso, presente con il 3,8%.
In pratica, stando a questi numeri, Alitalia è una specie di «La7» dei cieli: una società con un prezioso patrimonio, ma che vale molto meno perché non produce valore, anzi, lo brucia. Si pensi che l'attivo comprende una importante flotta di lungo e medio raggio, relativamente giovane (8,9 anni è l'età media, secondo il bilancio riclassificato da Mediobanca R&S, dei 160 aeromobili, di cui 131 in «possesso» e 31 di proprietà), oltre a centinaia di preziosi slot. Da soli questi asset potrebbero arrivare a valere fino al doppio delle attuali stime di Air France. Ma è l'intera impresa che non riesce a funzionare: lo scorso anno è costata 280 milioni di perdite ai soci, dopo che nel 2011 erano stati 70, nel 2010 167, nel 2009 326 milioni.


In ogni caso la perdita di valore di Alitalia, messa in bilancio da Air France, può portare verso una direzione che non dispiacerà agli stessi francesi, e cioè quella di portarsi a casa un patrimonio oggi depresso, ma destinato prima o poi a rivalutarsi, pagandolo il meno possibile. Un'opportunità sempre più concreta.

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