Gabriele Del Torchio, ad di Alitalia, ieri ha incontrato a Milano i rappresentanti delle banche creditrici (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps, Popolare Sondrio) e alcuni soci, tra i quali il presidente Roberto Colaninno. Ha riferito i dettagli delle richieste di Etihad e la lunga riunione (dalle 11 alle 17) ha permesso di mettere a punto l'impalcatura delle risposte che l'ad porterà ad Abu Dhabi lunedì: sarà un incontro forse decisivo. La fase è molto delicata. Gli arabi chiedono che i 400 milioni di debito a breve vengano per metà convertiti in capitale e per l'altra metà ritrutturati, voce generica per dire scontati con varie modalità. Dice un banchiere vicino alla vicenda: «Le banche tireranno fino all'ultimo, anche perché dall'avvio di Alitalia-Cai sono cambiate molte cose. Ma poi cederanno. Tempi? Un mese». L'intento di Etihad è legittimo: entrare in una società «senza sorprese», congelando gli elementi di rischio e di costo che la appensantiscono.
È ispirata a questa filosofia la richiesta, esposta ieri dai manager dell'azienda ai sindacati, di congelare per due anni il contratto dei dipendenti. Quello attuale è scaduto da due anni; quindi andrebbe, a rigore, rinnovato con l'aggiunta degli arretrati. Una misura che per i soli piloti è valutata in 39 milioni e che i sindacati hanno respinto perché andrebbe ben oltre le iniziali richieste di risparmi che, secondo una fonte dei lavoratori, si sarebbero triplicate (da 48 a 150 milioni).
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