Da ieri Francesco Caio è il nuovo amministratore delegato di Poste italiane; l'incarico è stato formalizzato dal cda, ma il nuovo arrivato aveva già preso possesso del suo ufficio lunedì pomeriggio. Questo piccolo particolare dà l'idea di un lavoro che si misurerà anche con i tempi. Le Poste hanno in cantiere la privatizzazione attraverso una «Ipo», cioè il collocamento in Borsa delle azioni. Già nei prossimi giorni il Consiglio dei ministri dovrebbe dare il via all'operazione con l'obiettivo - condizioni aziendali e di mercato permettendo - di quotare il titolo entro l'anno; perciò i prossimi mesi appaiono, per l'impresa e per il nuovo ad, molto impegnativi. Bastano un paio di numeri per capirne le dimensioni colossali: le Poste valgono quanto la Fiat, cioè all'incirca 10 miliardi; l'intendimento è di vendere sul mercato il 40%, per cui il governo si aspetta un ricavo di 4 miliardi. La stima non è un'invenzione: è stata effettuata nel 2010, quando il Tesoro riacquistò la quota allora di proprietà della Cassa Depositi e Prestiti, che scambiò con un pacchetto di Eni, già allora quotata e quindi dal prezzo trasparente. Gli esperti considerano i 10 miliardi di allora ancora un riferimento, considerando anche il miliardo di utile del 2013.
Su Caio punta dunque il governo di Matteo Renzi come già aveva puntato il suo predecessore, Enrico Letta, che gli aveva affidato l'incarico di commissario per l'Agenda digitale. Del resto, tra il 2008 e il 2009, egli è stato consulente del governo italiano e di quello britannico per le strategie legate alle telecomunicazioni, la sua specialità d'origine. Insomma: il 58enne ingegnere napoletano, con laurea al Politecnico di Milano, è quel che si dice una risorsa dello Stato. Ma è anche un uomo d'azienda puro: nel 1993 fu ad di Omnitel, primo operatore privato di telefonia mobile in Italia, impresa praticamente fondata da lui stesso (oggi è Vodafone Italia), poi è stato ad di Merloni (oggi Indesit), e successivamente, a Londra, di Cable e Wireless, sempre tlc, con sede a Londra.
Per portare le Poste sul mercato ci si affida dunque a un uomo di tecnologia, di esperienza internazionale, legato al servizio al cliente: questo è l'imprinting della telefonia, perchè un telefonino deve funzionare bene e costare poco. La platea delle poste è altrettanto popolare e alla ricerca di funzionalità e semplicità. Bastano due numeri per capire quanto l'azienda sia presente tra gli italiani: 25 milioni di libretti di risparmio, 8 milioni di carte prepagate. Poi c'è chi compra francobolli, spedisce raccomandate e vaglia, pacchi e pacchetti. Non c'è altra azienda così diffusa tra la gente.
Il cda di ieri è stato il primo presieduto da Luisa Todini, nominata il 30 aprile.
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