Tanti piccoli buchi prevedibili. Come quello che si è creato venerdì con il no europeo al reverse charge . Cifre contenute come i 728 milioni che il governo dovrà trovare per compensare la rinuncia al nuovo metodo di pagamento dell'Iva nella grande distribuzione, bocciato dalla Commissione europea. O come alcune stime troppo ottimistiche presenti nella legge di stabilità. Milioni di euro sparsi qua e là nella finanziaria del 2015 sotto forma di entrate aggiuntive o tagli alla spesa, che rischiano di svanire. Sommati rischiano di diventare una cifra consistente, tanto da regalarci a fine anno un deficit intorno al 3%. E quindi il non rispetto dei patti europei.
Tanti tesoretti al contrario, cioè buchi che il governo sarà costretto a tappare in qualche modo. Su tutto, la grande incognita dei tagli della spesa. Sono 10 miliardi, da trovare entro quest'anno di spending review .
Per restare su scadenze vicine, accanto alla reverse charge (la cui bocciatura «non è certo una sorpresa per Renzi», come ha sottolineato Armando Siri, responsabile economia di Noi con Salvini) che l'Europa ha bocciato, c'è lo split payment . L'Iva di beni e servizi forniti alla pubblica amministrazione, secondo il metodo introdotto dalla legge di stabilità, viene pagata direttamente all'erario. Anche questa misura è sottoposta al vaglio della Commissione Ue e le cose per il governo potrebbero mettersi nuovamente male. «Mi risulta che l'orientamento sia negativo», ha spiegato il vicepresidente del Parlamento europeo Antonio Tajani», per il quale «la proposta italiana e lo split payment tolgono liquidità ai piccoli e li mettono in difficoltà di fronte ai grandi e di fronte allo Stato». Se arriverà un altro «no», al conto dei buchi che spuntano in corso d'opera, bisognerà aggiungere 998 milioni. Un miliardo da coprire.
A traballare ci sono anche circa 600 milioni di euro di maggiore gettito dovuto alla stretta sui giochi decisa dal governo. Misura e stima delle entrate criticate dal Servizio Bilancio del Senato, che aveva anche segnalato i rischi sul reverse charge . E solo con queste due misure il governo rischia di mangiarsi una cifra pari al vecchio tesoretto.
Ma il peggio riguarda i tagli alla spesa. L'impegno più gravoso è stato rinviato al 2016, ma i risparmi vanno decisi entro la fine di quest'anno. Sono 10 miliardi di euro in tutto e, secondo le ipotesi più ottimistiche, come quelle Yoram Gutgeld e Roberto Perotti responsabili del piano di tagli, ne restano da trovare come minimo quattro. Scelte politiche dolorose che nessun governo è riuscito ad attuare fino in fondo. Tanto che, anche per coprire i 728 milioni del reverse charge , il ministro Pier Carlo Padoan sta pensando a tagli lineari ai bilanci. L'opposto della spending review .
La partita dei tagli resta la più difficile. Gli introiti dei programmi di risparmio sono diventati più incerti delle entrate attese dalla lotta all'evasione, tanto è difficile incidere sulla spesa pubblica. Nel conto delle cifre traballanti del governo non si possono non mettere i circa 2,3 miliardi di risparmi attesi dalle regioni.
Risparmi che riguardano la sanità e sui quali è in corso un braccio di ferro tra i governatori e l'esecutivo centrale. In passato le regioni hanno compensato i tagli spremendo i contribuenti. Ora è più difficile, visto che le addizionali sono in larga parte già al massimo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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