Anche Profumo e Viola a processo per i derivati del Monte dei Paschi

Le accuse per gli ex vertici sono di aggiotaggio e falso in bilancio

Anche Profumo e Viola a processo per i derivati del Monte dei Paschi

Il «peccato originale» dell'acquisto di Antonveneta, avvenuto nell'autunno del 2017, continua a perseguitare gli ex vertici del Monte dei Paschi. Non solo chi quel peccato l'ha commesso, ovvero l'allora presidente Giuseppe Mussari in tandem con il direttore generale Antonio Vigni. Ma anche i successori, chiamati a Siena con la missione quasi impossibile di risanare il Monte: l'ex ad Fabrizio Viola e l'ex presidente Alessandro Profumo sono stati rinviati a giudizio con le accuse di aggiotaggio e falso in bilancio nell'ambito dell'inchiesta sulla contabilizzazione dei derivati Alexandria e Santorini nei bilanci 2011, 2012, 2013 e 2014. Lo ha deciso ieri il gup di Milano, Alessandra Del Corvo, al termine dell'udienza preliminare. Ad essere mandati a processo - che inizierà il 17 luglio - sono anche la banca, imputata per effetto della legge 231 sulla responsabilità delle società, e l'ex presidente del collegio sindacale (ma non per l'aggiotaggio) Paolo Salvadori.

Lo scorso 6 aprile, il pm Stefano Civardi aveva chiesto il proscioglimento di Viola, Profumo, Salvadori e della banca. Nell'ordinanza di ieri, però, il giudice ha sottolineato che al termine di questa fase processuale si «impone la necessità di un vaglio dibattimentale completo». Al centro della decisione c'è una nuova consulenza servita, in particolare, per accertare quale impatto avrebbe avuto la contabilizzazione dei derivati sui bilanci di Mps, dal 2012 fino alla semestrale del 2015, se l'operazione fosse stata effettuata «a saldi chiusi» (cioè evidenziandone la natura di derivato) anziché «a saldi aperti» come è avvenuto. Per il giudice «non può essere disposta in questa sede», come invece chiesto da alcune difese, una consulenza per rilevare «l'esatta variazione rilevante ai fini del superamento o meno delle soglie percentuali tra dati contabili veri e dati contabili falsi». Sarà quindi il processo a stabilire se il fatto, imputato ai tre ex manager e alla banca senese, ha rilevanza penale.

Profumo, che si è dichiarato «sorpreso ma sereno per le scelte fatte» sottolineando di avere sempre operato «in stretta collaborazione con Bankitalia e Consob», oggi è presidente di Leonardo.

La nuova direttiva sulla «clausola di onorabilità» in relazione ai dirigenti delle società partecipate dal Tesoro (come la ex Finmeccanica), prevede la decadenza o l'ineleggibilità solo in caso di condanna definitiva per reati finanziari o societari. Quanto a Viola, è stato nominato presidente della banca che nascerà dalla riorganizzazione del gruppo Nexi (l'ex Cartasì). Anche in questo caso la decadenza dall'incarico è prevista solo in caso di condanna definitiva.

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