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Assegno unico: occhio al conto corrente. Cosa succede

Si parte dal prossimo marzo: saranno favorite le famiglie monoreddito ed i nuclei familiari numerosi

Assegno unico: occhio al conto corrente. Cosa succede

Con l'Isee a fare da tagliola per regolare l'erogazione del cosiddetto Assegno unico per i figli minori, che dovrebbe entrare in vigore a partire dal prossimo marzo, anche gli immobili posseduti dai genitori ed i rispettivi risparmi in banca avranno un peso più che determinante.

Basandosi su una serie di modelli elaborati dalla Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro, come riportato da Il Sole 24 Ore, a beneficiare in particolar modo dell'incentivo saranno le famiglie monoreddito o i nuclei familiari numerosi. Come anticipato, tuttavia, non sarà solo il reddito a fare da ago della bilancia nell'erogazione di detto assegno, bensì anche tutte quelle voci che contribuiscono a formare l'Isee (il cosiddetto "Indicatore della Situazione Economica Equivalente"), patrimonio immobiliare e risparmi presenti nei conti correnti compresi. Saranno prese in esame le giacenze medie, eventuali conti deposito, i buoni fruttiferi, i premi assicurativi e le automobili intestate ai genitori del minore.

L'Assegno unico, che verrà accreditato tramite bonifico, potrà essere richiesto da chi sceglie di non presentare l'Isee: in questo caso verrà erogato l'importo minimo, vale a dire 50 euro, con una maggiorazione di 15 euro per ogni altro figlio dal terzo in poi. In condizioni di parità di reddito, comunque, il totale dell'Isee sarà determinante a creare un solco tra le cifre riconosciute ai richiedenti. Prendendo in esame la simulazione de Il Sole 24 Ore, si fa riferimento ad un nucleo composto da 4 individui, ovvero i 2 genitori (lavoratori dipendenti) e 2 figli. A parità di reddito, cioè 53mila euro, un diverso Isee può far precipitare l'assegno: un Isee più alto, condizionato anche solo dalla presenza di immobili di proprietà ha un peso determinante, come spiegato da Paola Mancini della Fondazione nazionale consulenti del Lavoro. Nel caso dei genitori conviventi ma non coniugati, l'assegno potrà essere richiesto da colui che registra il reddito più basso, creando pertanto una condizione più vantaggiosa per quanto concerne l'importo dell'incentivo.

Con lo stop ad assegni familiari e detrazioni fiscali in busta paga previsto per il prossimo marzo (entrambi confluiranno nell'Assegno unico), numerosi italiani potranno raggiungere un importo anche nettamente inferiore rispetto a quanto accade oggi, e questo proprio per il fatto che il calcolo verrà effettuato non più sulla base del reddito da lavoro dipendente ma dell'Isee. A subire la modifica saranno immediatamente i nuclei con Isee maggiore di 25mila euro, mentre dal 2023 anche quelli con cifre inferiori.

Nessuna variazione, ma solo per ora, è prevista per quei nuclei con Isee fino a 25mila euro che nel 2021 percepiscono l'Anf per figli minori. Secondo le nuove regole dell'assegno universale, a queste famiglie va riconosciuta una "clausola d'invarianza" di tre anni per adeguarsi al nuovo welfare. Nel caso in cui ci fosse differenza tra le due voci tagliate (detrazioni e assegno per nucleo familiare) e l'assegno universale, verrà corrisposta una maggiorazione per equiparare tali importi. Una maggiorazione che sarà riconosciuta al 100% da marzo 2022 a febbraio 2023, al 66% da marzo 2023 a febbraio 2024 ed al 33% da marzo 2024 a febbraio 2025, quando il nuovo welfare sarà oramai definitivamente a regime.

Per quanto riguarda i figli, la maggiorazione è prevista anche dal terzo in poi.

Si va da 85 a 15 euro in base al crescere dell’Isee e si introduce un forfait di 100 euro al mese per i nuclei con quattro o più figli.

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