Economia

Assolti i vertici di Banca Etruria. Ma c'è un'altra sentenza che li condanna

Il Tribunale di Arezzo assolve i vertici di Etruria. Ma la Corte d'Appello di Roma si era pronunciata diversamente. Bankitalia: "Operato non corretto confermato"

Assolti i vertici di Banca Etruria. Ma c'è un'altra sentenza che li condanna

Bankitalia prende le distanze dalla sentenza sul dissesto di Banca Etruria. L'ex presidente Giuseppe Fornasari, l'ex direttore generale Luca Bronchi e il dirigente David Canestri sono stati tutti assolti non solo perché, a detta del gup Anna Maria Loprete, non avrebbero ostacolato l'autorità di vigilanza, ma anche perché non avrebbero nemmeno occultato i crediti deteriorati nel bilancio del 2012 facendoli apparire come crediti incagliati e, quindi, ancora recuperabili. "Non è stato provato il dolo - sbottano da Palazzo Koch - ma l'operato non corretto è confermato".

In un testo di chiarimento inviato stamani alla trasmissione Rai MimandaRai3, la Banca d'Italia ci tiene a sottolineare che l'assoluzione decisa dal Tribunale di Arezzo mercoledì scorso "non si riferisce a fatti che hanno portato all'amministrazione straordinaria e alla risoluzione della Banca Etruria ma a fatti che risalgono alla fine del 2012 e sono stati accertati da ispezioni della Banca d'Italia del 2013". Per questi fatti la Banca d'Italia ha deciso sanzioni amministrative a carico di varie persone che a quel tempo erano amministratori e sindaci di Banca Etruria. Le sanzioni sono state impugnate dai soggetti colpiti dinanzi alla Corte d'Appello di Roma, che invece le ha considerate legittime respingendo i ricorsi e confermando la correttezza dell'operato della Banca d'Italia. La decisione di secondo grado è definitiva dal momento che i vertici di Banca Etruria non hanno mai depositato il ricorso.

Nella nota pubblicata oggi l'istituto di via Nazionale fa notare che, con la sua sentenza, la Corte d'Appello di Roma ha di fatto confermato che alla Banca d'Italia non è mai stato dato "un quadro corretto e veritiero della situazione aziendale di Banca Etruria". La decisione del Tribunale di Arezzo, invece, riguarda il reato di "ostacolo alla vigilanza". Perché si arrivi a una sentenza di condanna, è necessario "provare la dolosità del fatto contestato. Ed è proprio il dolo che non è stato riconosciuto". Secondo Palazzo Koch, quindi, la "decisione dice semplicemente che non c'è stato dolo nel fornire un quadro non veritiero, quindi non ci sono gli estremi del reato penale.

Ma resta la rappresentazione non corretta alla Banca d'Italia dei fatti di Banca Etruria di quel tempo".

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