«L'accordo è vicino»: è pomeriggio, quando da Atene una fonte del governo fa filtrare la notizia che l'ex Troika è al lavoro per una bozza di intesa, passo preliminare per chiudere il dossier Grecia con il versamento della tranche di aiuti da 7,2 miliardi. Il preliminare prevederebbe una riforma dell'Iva, un pacchetto di investimenti e un alleggerimento del debito nel lungo periodo senza ulteriori tagli alla spesa per 1,8 miliardi, nè sforbiciate alle pensioni, ma solo una stretta sui prepensionamenti.
Con lo spauracchio del default che pare dissolversi, i mercati sono scossi da una carica di adrenalina: chiude con un robusto +2,3% Piazza Affari, un guadagno inferiore solo alla Borsa ellenica (+3,5%), sfiora il +2% Parigi, mentre le altre piazze finanziarie archiviano la seduta con rialzi superiori all'1%, mentre lo spread Btp-Bund arretra a quota 130. Ma nelle sale operative non c'è neppure il tempo di festeggiare, che da Bruxelles arriva la doccia fredda: «Stiamo ancora lavorando per un accordo, non ci siamo ancora perchè vogliamo un pacchetto completo di riforme», sono le gelide parole del vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis. E un altro carico da novanta arriva più tardi da Dresda, dove si tiene il vertice del G7: «Non abbiamo fatto molti altri progressi sulla questione», precisano fonti tedesche.
Insomma: l'ennesimo teatrino che ha scandito mesi di trattative sempre più incartate. È da almeno un paio di settimane che, con lena quasi quotidiana, esponenti del governo greco vanno ripetendo che i negoziati sono in dirittura d'arrivo, salvo poi sbattere contro il realismo dei creditori. Ieri è toccato al premier, Alexis Tsipras, recitare la parte dell'ottimista, dopo le esternazioni rassicuranti di martedì scorso del ministro delle Finanze, Yanis Varoufakis: «Siamo alla stretta finale, presenteremo presto i dettagli». Ecco, proprio i dettagli: nella girandola di ipotesi finora circolate, alla fine sono sempre mancati. La cautela di Bruxelles è, quindi, quantomeno giustificata. Il leader di Syriza invita a non dar retta «alle Cassandre, agli allarmismi», facendo notare che stipendi e pensioni vengono regolarmente pagati in queste ore, ma il 5 giugno, data in cui la Grecia dovrà rimborsare al Fondo monetario internazionale 305 milioni, è dietro l'angolo. In assenza di un'intesa, sarà bancarotta, un evento che preoccupa anche gli Stati Uniti. Il segretario al Tesoro, Jacob Lew, non ha usato giri di parole: «Ognuno deve fare un passo indietro e considerare la prossima scadenza come l'ultima scadenza». Washington invita da un lato Atene ad affrontare i nodi di bilancio e le riforme, e dall'altro Fmi, Ue e istituzioni europee a «essere abbastanza flessibili» per trovare una soluzione alla crisi.
Il problema è che probabilmente lo scioglimento di tutti i nodi è reso più complicato dalle frizioni interne a Syriza. Secondo alcuni osservatori, l'annuncio di Tsipras sull'accordo potrebbe far parte di una strategia per stabilire dei punti di forza nella discussione che anima il partito.
D'altra parte, le parole degli esponenti di governo si prestano quasi sempre a più chiavi di lettura: la proposta di una tassa sui prelievi Bancomat, ventilata da Varoufakis, ha provocato l'altroieri la fuga dalle banche di oltre 300 milioni di euro. Forse, era proprio questo l'obiettivo del ministro: permettere ai greci di salvare ancora un po' di euro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.