Aumento Creval all'83% In campo il consorzio

Per gli istituti garanti esborso di 63 milioni E Morelli scarica Mussari per Mps-Antonveneta

Aumento Creval all'83% In campo il consorzio

Camilla Conti

Il dossier banche, nonostante il dibattito animato dalle audizioni in commissione parlamentare alla vigilia della campagna elettorale, sembra essere tornato nel cassetto della politica. In realtà i nodi sono tutt'altro che risolti e i riflettori del mercato restano accesi su Creval, Mps e Carige. A Sondrio si tira un sospiro di sollievo perché il Credito Valtellinese ieri ha chiuso con sottoscrizioni per quasi 582 milioni, ovvero l'83,1% dei 700 milioni offerti agli azionisti, il periodo per l'esercizio dei diritti di opzione relativi all'aumento di capitale. Il socio francese Denis Dumont avrebbe tenuto fede all'impegno preso pubblicamente, sottoscrivendo l'aumento pro quota (in base alle ultime comunicazioni ha il 5,12% del Creval). L'aumento di capitale è interamente garantito da un consorzio di 11 banche capitanato da Mediobanca, che ha sottoscritto anche accordi di sub-garanzia di prima allocazione con il fondo Algebris di Davide Serra, Credito Fondiario e Dorotheum per 55 milioni. Considerando queste quote, la cifra che al momento ricadrebbe sulle spalle del consorzio è di circa 63 milioni. I diritti non esercitati, in ogni caso, saranno ora offerti in Borsa dal 13 al 19 marzo.

Sul Monte dei Paschi, invece, tornano ad aggirarsi i vecchi fantasmi con la testimonianza dell'ad, Marco Morelli, al processo in corso al tribunale di Milano che vede imputati l'ex presidente di Rocca Salimbeni, Giuseppe Mussari, e altre 12 persone. Il procedimento ruota intorno a una serie di operazioni finanziarie realizzate per coprire le perdite provocate dall'acquisto di Antonveneta. «Dentro il gruppo Mps il mio modus operandi non era probabilmente allineato e all'epoca ricevetti un'offerta di lavoro importante come dg di Intesa Sanpaolo. È evidente che i miei comportamenti erano disallineati rispetto allo standard della casa, ma non solo su questa operazione», ha detto ieri in tribunale Morelli che al tempo ricopriva il ruolo di cfo della banca senese.

Quanto a Carige, il finanziere Raffaele Mincione - entrato nel capitale con il 5,4% - si starebbe preparando a chiedere la convocazione di un'assemblea per revocare il consiglio dell'istituto ligure, dopo che la sua richiesta di un rimpasto nel board per rispecchiare meglio i nuovi assetti azionari è stata respinta al mittente. Mincione potrebbe presentarsi all'assemblea di aprile con una quota più rotonda, fino al 9,9% senza bisogno di un'autorizzazione di Bankitalia, chiedendo l'assist di altri fondi.

In quel caso i Malacalza, oggi al 22% ma con in tasca già il via libera a crescere fino al 28%, alzerebbero le barricate. I rumors intanto continuano: all'ultima riunione del cda il vicepresidente Vittorio Malacalza avrebbe lasciato il board prima che si approvasse all'unanimità dei presenti il bilancio.

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