Un milione e 370mila automobili (-22% e -30% rispetto a 2010 e 2011 e 2010; e -37% sul 2009, anno viziato però dagli incentivi): si è nuovamente abbassata la stima delle immatricolazioni di veicoli per lanno in corso elaborata da Unrae. Per gli addetti ai lavori (case automobilistiche, componentisti e concessionari) sono numeri da paura. Romano Valente, neodirettore generale dellassociazione dei costruttori esteri, delinea in proposito uno scenario drammatico: il blocco sostanziale del mercato segna, di fatto, il destino del 10% delle concessionarie. «Significa - precisa Valente - che perderanno il posto 7mila lavoratori, mentre 3mila imprenditori dovranno arrendersi». Gli effetti del crollo in atto saranno, secondo lUnrae, devastanti. LUnrae, oltre a lanciare lallarme, ha deciso di muoversi in autonomia, «visto che rappresentiamo oltre il 70% del mercato italiano». Un messaggio indiretto al gruppo Fiat, il cui ad Sergio Marchionne ha ribadito di non essere interessato a eventuali incentivi. LUnrae, invece, ha predisposto un piano triennale di sostegno al mercato da presentare al governo con una serie di contromisure a beneficio di famiglie e giovani; pmi (flotte aziendali); e contribuenti onesti (la supertassa sui veicoli di lusso ridurrà del 40% questo mercato). A tutto questo, lassociazione ricorda al Fisco che allappello manca 1 miliardo di euro a causa dellevasione del bollo.
«Al governo - spiega Valente - sottoponiamo un piano di rottamazione delle auto Euro 0-1-2 legato alle emissioni di CO2 e alla sicurezza: 800 euro per le emissioni tra 96 e 120 grammi/km; 1.200 per quelle tra 51 e 95 grammi; e un maxi-bonus di 5mila euro per lacquisto di veicoli che scaricano meno di 50 grammi di CO2. Un provvedimento tale assicurerebbe 230mila nuove vetture e un bilancio in pareggio per lErario. LIva (447 milioni) e lIpt (60,4 milioni) andrebbero infatti a compensare la spesa per i bonus triennali. «Il crollo delle vendite - ricorda Valente - per lo Stato vuol dire oltre 2 miliardi in meno di Iva e un buco di 13 miliardi per il settore».
LUnrae, dunque, passa al contrattacco. «È come se in un colpo chiudessero quattro fabbriche come Termini Imerese; e nessuno muove un dito», conclude.
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