Economia

Autostrade, faro Consob sul governo

Avviati accertamenti. Patuanelli: "C'è il piano di luglio". Ma si lavora a un vertice

Autostrade, faro Consob sul governo

Consob accende un faro sul governo Pd-M5S in merito al dossier Autostrade e si schiera in partita con nuovi protagonisti, i piccoli e grandi soci e gli investitori privati che, dietro le quinte della trattativa tra Cdp e il governo, stanno prendendo posizione. Il tutto mentre non si registrano avvicinamenti tra le parti. E, anzi, il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli ha ribadito che «bisogna dar corso all'accordo del 14 luglio».

Nel dettaglio, Consob ha avviato gli accertamenti sull'andamento del titolo Atlantia dopo le recenti voci e dichiarazioni su Aspi espresse sulla revoca da alcuni esponenti di governo. Accertamenti che punteranno a verificare se le oscillazioni delle azioni a Piazza Affari sono coerenti con il flusso di informazioni di pubblico dominio. L'Authority, già nel luglio del 2019, aveva acceso un faro sulle parole di Luigi Di Maio e di altri ministri «per ricostruire analiticamente - spiegava il presidente della Consob, Paolo Savona, in una lettera - il contesto informativo, verificarne la correttezza e il conseguente impatto sul regolare funzionamento e sull'integrità del mercato».

Poi, giovedì, il gruppo guidato da Carlo Bertazzo ha presentato all'Authority un nuovo esposto «per tutelare gli interessi degli oltre 37.000 azionisti e investitori». E ieri a muoversi sono stati i rappresentanti dei piccoli azionisti della società, Aieda e Apai.

Quanto agli investitori privati, molti si stanno schierando in attesa che il governo si esprima. Tra gli ultimi, la Astm del gruppo Gavio. Ma anche la famiglia Dogliani e il gruppo Toto (pur alla prese con i debiti), col fondo americano Apollo. Tra i grandi fondi: Blackstone, Kkr, Macquire, Pggm e l'italiana F2i. Nella lettera inviata da Atlantia a chi si vuole candidare per formulare una offerta non vincolante, la holding spiega che «non è prevista la manleva», chiesta da Cdp per i danni del crollo del ponte Morandi di Genova. La manleva, insieme all'articolo 10 dell'atto transattivo, che vincola la vendita di Aspi a Cdp, sono i due scogli che bloccano l'accordo, avvicinando la revoca. Un'opzione sconveniente per entrambe le parti in causa.

Per questo, fonti vicine alla vicenda, ipotizzano che presto le parti si siederanno nuovamente al tavolo della trattativa. Un ultimo tentativo prima del'8 ottobre quando in commissione Ambiente il Mit riferirà sul dossier. Intanto è allarme sul fronte sindacale.

«Si rispettino i termini dell'accordo raggiunto a luglio e si proceda senza indugio alla sottoscrizione della tanto sofferta intesa», spiega la Filt Cgil, affermando che «serve senso di responsabilità da tutte le parti in causa e certezze per salvaguardare tutti i 7mila posti di lavoro delle società».

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