Il 2020 è stato unico per i mercati finanziari, segnato dalla pandemia che ha sconvolto il mondo. Eppure gli indici hanno tenuto, tanto che un anno normale come il 2018 è stato ben peggiore. Come se lo spiega Gianni Ferrari, ormai decano della city milanese e oggi consulente finanziario nel team di Banca Euromobiliare?
«Stiamo vivendo tempi straordinari e non mi riferisco soltanto alla pandemia. Chi avrebbe mai immaginato i tassi negativi? O il petrolio quotare in negativo? Non c'è quindi da stupirsi che le Borse non seguano più i vecchi paradigmi. Nel 2020 i Pil sono crollati e gli indici sono saliti: è controintuitivo ma è così. Del resto è già da anni che le Borse rispondono più agli stimoli monetari che a quelli economici ed è così che, dopo 4 settimane consecutive di crolli, gli indici hanno scommesso sul binomio liquidità+vaccino entro l'anno e hanno invertito la marcia».
Nel 2020 c'erano Brexit, elezioni Usa e pure italiane. Quali sono gli appuntamenti importanti per i mercati nell'agenda del 2021?
«Come ogni anno l'agenda è molto fitta. Ma stavolta più che i singoli appuntamenti ritengo essenziali due eventi: l'implementazione dei vaccini e del Recovery Fund, su cui vedo, almeno in Italia, ancora molte incertezze».
Posto che le previsioni sui mercati hanno il valore di quelle astrologiche, qual è il suo oroscopo per il 2021?
«Noi non prevediamo il futuro, ma analizziamo il presente per permettere ai nostri clienti di prendere le decisioni di investimento più consapevoli e razionali possibili. E a essere razionali la situazione non è facile. Sull'equity abbiamo i principali indici sui massimi assoluti e con valutazioni assai tirate. Dal lato bond, con i tassi di interesse a zero o negativi, si deve rischiare per poter spremere appena un po' di valore. Tutto sommato, ritengo che l'atteso rimbalzo dei Pil e la spinta propulsiva che sempre si porta con sé il primo anno della nuova presidenza negli Usa saranno comunque un buon carburante per gli investimenti azionari. E poi le Banche Centrali resteranno vigili e bene attente a far di tutto per non sgambettare la ripresa appena nata».
Quali suggerimenti dare ai piccoli risparmiatori, molti dei quali operano in proprio col trading on line?
«I due soliti suggerimenti che ripeto ormai da anni: 1) effettuare investimenti che siano compatibili con la propria personalissima propensione al rischio; 2) Aprirsi ad una gestione attiva dei propri risparmi e internazionalizzare il portafoglio. Non tutti lo sanno, ma negli ultimi 10 anni si è creato un vero e proprio abisso tra la performance degli indici Usa e quella degli indici domestici cioè Mib e Eurostoxx50».
Le dimensioni abnormi del debito pubblico: per ora non lo sentiamo, ma quanto durerà? Prevede conseguenze per i risparmiatori?
«Churchill diceva che le regole si impongono ai nemici e si interpretano per gli amici. Nell'attuale congiuntura pandemica la Germania ha ritenuto conveniente dimenticarsi dell'austerity così come di quel Fiscal Compact che, viceversa, impose all'Europa 10 anni fa; ma temo che nel giro di 1-2 anni il rapporto debito-Pil tornerà ad essere usato nei negoziati internazionali. E diciamolo: noi non abbiamo fatto tutto il necessario negli ultimi 10 anni, per disinnescare questa mina».
Che ne pensa del ritorno dell'inflazione? Ce la dobbiamo aspettare già quest'anno? O quando?
Chi ha più di 50 anni ricorda che per anni l'inflazione è stato Il problema; mentre ora ci dicono che è la mancanza di inflazione a essere un guaio. Mi ricorda l'aforisma della Pantera Rosa: Proprio quando ho trovato le risposte, hanno cambiato le domande. Forse non sarà un problema nell'immediato, ma certo le migliaia di miliardi di dollari che si stanno stampando in tutto il mondo ricordano un po' i fantastiliardi di Paperopoli. Per cui non farà male cominciare a mettere in portafoglio un po' di obbligazioni anti-inflazione».
Next generation Ue: che fine faranno i circa 200 miliardi destinati all'Italia?
Questo è il tema essenziale. Se ben gestito può costituire la svolta. Un'occasione storica per mettere mano ad alcune storiche fragilità del nostro paese. Penso in primis alle infrastrutture: fisiche ed informatiche. E al volano che esse possono costituire.
Alcuni economisti hanno scritto che il Recovery potrà avere un impatto addirittura superiore al Piano Marshall del dopoguerra. Questo significa che non ci possiamo permettere sbagli o ritardi. Per l'Italia è forse scattata l'ora dell'adesso o mai più».
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