Economia

Banche europee in allarme: "Basilea 3 costa 400 miliardi"

L'Abi attacca: «Con questo fardello, giù i prestiti» Enria ribatte: «È il miglior compromesso possibile»

Banche europee in allarme: "Basilea 3 costa 400 miliardi"

Per mantenere gli attuali livelli di patrimonializzazione, adempiendo agli standard di Basilea III, le banche europee dovrebbero reperire risorse comprese tra 300 e 400 miliardi di euro. È quanto emerge da una ricerca pubblicata oggi dalla società di consulenza Copenhagen Economics su incarico della Federazione bancaria europea e di alcune associazioni bancarie nazionali. L'Eba aveva stimato nella scorsa estate uno shortfall in media del 24% (90 miliardi di euro), ma tale previsione è di molto inferiore a quelle che sarebbero le reali necessità se si volessero conservare gli attuali livelli di Cet1. Questa stima è molto inferiore alla realtà.

«Coprire questa lacuna significa una riduzione delle attività ponderate per rischio e dunque una riduzione del credito», ha commentato il direttore generale dell'Abi, Giovanni Sabatini, nel corso del seminario annuale di Ravenna aggiungendo che l'associazione ha chiesto alla Commissione Ue «un'analisi di impatto prima dell'entrata in vigore». Copenhagen Economics stima una ricaduta negativo dello 0,45 sul Pil europeo come saldo tra un +0,1% derivante dalla maggiore stabilità e un effetto negativo dello 0,5 per cento.

«Le banche Usa hanno un +20-24% rispetto ai requisiti di patrimonializzazione e questo amplierà il divario anche in termini di price/earning e di book value: il settore europeo sarà così meno attrattivo per la raccolta di capitale», ha sottolineato Sabatini.

Le critiche delle banche sono note ma proprio ieri il responsabile della vigilanza bancaria Bce Andrea Enria ha difeso Basilea III come «il miglior compromesso che potesse essere raggiunto, lo sosterremo».

Secondo la società di consulenza danese, l'adozione di Basilea III determinerà un aumento medio dei tassi applicati ai mutui ipotecari dell'Ue di circa 10 punti base. Ipotizzando un prezzo medio della casa di circa 260mila euro e un rapporto tra prestito e valore dell'immobile (loan-to-value) del 76%, questo implicherebbe che i maggiori interessi annui pagati da una famiglia aumenterebbero di circa 190 euro. Gli analisti di Copenhagen Economics hanno anche analizzato l'impatto sulle pmi. Una piccola azienda con meno di 10 dipendenti, un fatturato annuo di circa 2 milioni di euro e un patrimonio di circa 2 milioni di euro fronteggerebbe un aumento della spesa per interessi compreso tra 900 e 2.500 euro, nell'ipotesi di un debito bancario al 25% del totale attivo. In generale si determinerebbe un calo degli investimenti del settore privato di circa 70 miliardi di euro annui, pari al -0,5% del Pil.

Sabatini ha inoltre criticato l'ostilità verso le fusioni crossborder delle singole Autorità bancarie nazionali, ma anche l'atteggiamento del commissario Ue alla Concorrenza Vestager che «continua ad avere come riferimento un mondo antico usando i mercati nazionali, quando abbiamo una concorrenza globale».

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