Si allenta la tensione in Piazza Affari sulle banche che ritrovano la rotta in scia allo stop all'«addendum» della Bce da parte di Commissione Ue e Parlamento europeo che, a sua volta, starebbe studiando norme più favorevoli per lo smaltimento dei crediti deteriorati. In particolare, si sono distinti i titoli Bper (+5,8%), Ubi (+2,5%), Banco Bpm (+4,8%) e anche il Credito Valtellinese che ha guadagnato l'1,7% mentre resta al palo Carige (-1,8% con i diritti dell'aumento di capitale in corso a -10,5%).
A ridare slancio al settore hanno contribuito due novità: in primis, la bocciatura sulla legittimità della stretta annunciata da Francoforte sulla gestione dei crediti deteriorati anche da parte degli esperti del Consiglio Ue dopo quella del servizio giuridico del Parlamento europeo arrivata in seguito al pressing del presidente dell'Eurocamera, Antonio Tajani. «Non tocca ai tecnocrati fare le leggi, al contrario, a loro spetta applicare le decisioni del potere legislativo», ha ribadito ieri Tajani. Nel frattempo, il Parlamento europeo è al lavoro per modifiche più favorevoli alla cessione dei non performing loans. Le banche, secondo l'ultima bozza sul nuovo regolamento di capitale firmata dal tedesco Peter Simon, potrebbero escludere le vendite eccezionali di crediti deteriorati dal calcolo del parametro Lgd (Loss Given Default), ovvero la percentuale di perdita che la banca sarebbe costretta a sopportare in caso di fallimento del debitore. In sostanza, verrebbero sterilizzati gli effetti contabili delle cessioni in blocco delle sofferenze.
Il capo della Vigilanza della Bce, Daniele Nouy, intanto è tornata anche ieri a bacchettare gli istituti dell'Eurozona rinnovando l'invito a «risolvere il problema» dei crediti deteriorati: «Le banche devono fare di più. E alla luce del miglioramento dell'economia, direi: se non ora, quando?». Una risposta all'appello arriva seppur indirettamente dal rapporto Bankitalia sulla stabilità finanziaria diffuso ieri secondo cui nei primi nove mesi del 2017 gli istituti italiani hanno ceduto e cancellato dai bilanci crediti in sofferenza per circa 26 miliardi, al lordo delle rettifiche, contro i 4 miliardi nello stesso periodo del 2016. «La velocità» dello smaltimento «sta gradualmente aumentando», osserva Via Nazionale.
Chi non teme gli esami della Vigilanza è di certo il Credito Valtellinese, passato attraverso una piccola tempesta perfetta da quando ha annunciato un maxi piano di pulizia del portafoglio di crediti deteriorati che li vedrà scendere in bilancio da 4,1 a 1,7 miliardi, e l'aumento di capitale da 700 milioni. Prima la stretta annunciata dalla Bce con l'«addendum», poi lo stallo sul consorzio di garanzia dell'aumento di Carige che ha tenuto con il fiato sospeso il mercato, non hanno certo aiutato la «digestione» dell'operazione messa in piedi dal Creval che è stato travolto dalle vendite in Borsa. Nella settimana chiusa oggi il titolo ha però recuperato quasi tutte le perdite di quella precedente. «Saremo la prima banca ad essere allineata con le nuove richieste della Bce sulle sofferenze. Del resto, avevamo valutato questa pulizia dei conti prima che Francoforte annunciasse la nuova stretta», spiega al Giornale il direttore generale dell'istituto lombardo, Mauro Selvetti, reduce dal roadshow a Londra, New York, Boston, Parigi e Milano. «Abbiamo fatto 47 incontri con gli investitori in soli otto giorni e i riscontri sono molto positivi.
Hanno capito che vogliamo liberarci di dieci anni di sassi nello zaino e tornare a correre», aggiunge Selvetti. I vertici del Creval ora puntano a lanciare l'aumento a febbraio per chiuderlo in tempo, prima che sul mercato si scatenino gli effetti di un'altra tempesta. Quella della campagna elettorale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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