«Questo potrebbe essere il periodo più pericoloso che il mondo abbia visto negli ultimi decenni», a dirlo non è uno a caso, ma è Jamie Dimon, il capo di Jp Morgan che è la più grande banca americana. «La guerra in Ucraina, aggravata dagli attacchi della scorsa settimana contro Israele, potrebbe avere impatti di vasta portata sui mercati energetici e alimentari, sul commercio globale e sulle relazioni geopolitiche», ha aggiunto Dimon. Nel frattempo, però, la sua banca - prima tra le big Usa a svelare i conti - ha battuto le stime degli analisti su utile e fatturato, entrambi in rialzo: nei tre mesi a settembre, l'istituto newyorkese ha riportato profitti netti per 13,1 miliardi di dollari, il 35% in più rispetto ai 9,7 miliardi dello stesso periodo dell'anno scorso. I ricavi sono arrivati 39,8 miliardi (+22%).
Non è andata male nemmeno a Citigroup, che ha battuto le attese su profitti e fatturato grazie al buon andamento di tutte le attività, in particolare quelle legate a Treasury, trade e reddito fisso. Il gruppo, infatti, nel terzo trimestre ha riportato un utile netto di 3,5 miliardi di dollari, in aumento del 2% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. I ricavi totali sono cresciuti del 9% a 20,1 miliardi di dollari. «Nonostante i venti contrari, le nostre cinque principali aree di business, interconnesse tra loro, hanno registrato una crescita dei ricavi.
I servizi, l'attività a più rapida crescita, hanno registrato un +13% con Treasury e Trade Solutions che hanno registrato il miglior trimestre in un decennio», ha detto la ceo Jane Fraser, spiegando che l'area mercati ha registrato una crescita del 10%, grazie alla solidità del reddito fisso.
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