Economia

Banco Bpm spinge sul "terzo polo"

Castagna: "Importante avere 3 grandi istituti radicati al Nord". Scattano i titoli

Banco Bpm spinge sul "terzo polo"

«Penso che avere almeno tre gruppi bancari importanti radicati nelle migliori regioni italiane darebbe forza all'execution» del Recovery Plan e «sarebbe un volano per le emissioni di capitale, oggi ancora più fondamentale per l'economia», diventando «un moltiplicatore e un volano all'iniezione di capitali pubblici». L'ad di Banco Bpm, Giuseppe Castagna, nel corso del suo intervento a Milano Capitali, manifestazione organizzata da Class Cnbc, ha riproposto il progetto di una superbanca settentrionale che possa fungere da «terzo polo» rispetto ai big Intesa Sanpaolo e Unicredit che, nelle ultime settimane, è stata anche indicata come potenziale partner di Piazza Meda. Interpellato su eventuali contatti con i nuovi top manager di Unicredit e Bper, rispettivamente Andrea Orcel e Piero Luigi Montani, Castagna ha negato. «Lasciamo loro il tempo di lavorare. Siamo tutti quanti impegnati a portare avanti i nostri progetti, ma ci saranno occasioni in cui ci vedremo sicuramente e sarà un piacere dar loro il benvenuto», ha replicato.

Il numero uno di Banco Bpm ha ricordato che «abbiamo cominciato quattro anni fa con un'importante fusione tra Bpm e il Banco Popolare, che ha dato un'ossatura importante al sistema bancario italiano», mentre oggi le banche «si sono ancora più concentrate, non siamo rimasti in tanti, ma soprattutto non tanti in grado di affrontare un ulteriore passo di aggregazione di tipo attivo e non di salvataggio». Resta da capire «a livello istituzionale quale sistema bancario sarà migliore per l'Italia non soltanto per il mercato azionario, ma anche per gli stakeholders in senso lato».

Si tratta proprio di quella platea composta non soltanto dagli investitori, ma da tutte le istituzioni nel complesso alle quali Piazza Meda si sta rivolgendo per mettere in evidenza l'utilità non solo finanziaria, ma anche sociale del «terzo polo» eventualmente costituito dallo stesso Banco Bpm e da Bper che si configurerebbe come un partner ideale per far emergere valore, considerata la scarsa sovrapposizione commerciale dei due istituti. Una prospettiva che potrebbe non conciliarsi con l'intento di Unicredit di riguadagnare quote di mercato come banca commerciale proprio in Italia, esplicitata da Orcel al suo insediamento con la lettera inviata ai dipendenti di Piazza Gae Aulenti. Senza contare che proprio nel Nord Italia il successo dell'Opa di Crédit Agricole sul Creval ha rafforzato ulteriormente la banque verte in una delle aree più ricche del Paese.

Sullo sfondo resta la questione Monte dei Paschi per il quale il Tesoro è alla ricerca di un istituto che ne rilevi la quota (64,2%) consentendogli di onorare l'impegno con la Commissione Ue a ri-privatizzarlo entro fine anno. E non è un mistero che si guardi proprio alla banca guidata da Andrea Orcel per risolvere il problema, «Faremo girare la roulette, vedremo che numero esce», ha detto ieri il presidente Unicredit, Pier Carlo Padoan, alludendo al dossier M&A. L'aria di risiko ha beneficiato i titoli bancari ieri in Borsa. Banco Bpm ha guadagnato il 2,04% a 2,305 euro, Bper il 3,08% a 1,873 euro, mentre Unicredit è avanzata del 2,2% a 8,26 euro.

Poco mossa Monte Paschi (+0,13%).

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