Massimo RestelliSfumato il matrimonio con Bpm, designata dal governo Renzi a fondersi con il Banco Popolare per annacquarne i crediti deteriorati, l'ad Victor Massiah accelera il salto di Ubi verso la banca unica. Una semplificazione necessaria sia per aumentare l'efficienza sia per assolvere al nitore organizzativo che la Bce pretende: emblematici sia l'unica licenza bancaria concessa al Banco-Bpm e l'escamotage con cui Piazza Meda ha aggirato l'ostacolo sfruttando Popolare Mantova, sia la difficoltà con cui Francoforte ha digerito un cda con attorno 19 seggiole malgrado ci sia già l'impegno dello spose a scendere a 15 già tra tre anni. Stando a quanto si dice nella prima linea manageriale, Ubi passerà comunque al Bancone in più tappe, con probabile avvio del percorso in settembre-ottobre. L'idea è terminare entro l'anno o al massimo a inizio 2017, anche se l'attuale valore del titolo in Borsa (-0,37% a 3,24 euro la chiusura di venerdì) non agevola certo l'acquisto delle minorities dalle Fondazione di Cuneo, che possiede il 25,3% di Bre e dalla Fondazione Lombardia, che ha il 14,3% di Comindustria.A cose fatte, cancellate le banche rete e salvate le insegne radicate, l'attuale rete di Ubi dovrebbe essere suddivisa in quattro distretti territoriali: Ovest (dove convergerebbero la rete dell'attuale Bre e la parte di Comindustria dal Piemonte alla Liguria), Centro (che raccoglierebbe le filiali attive da Bergamo al limitare del territorio di Brescia, con le città di Palazzolo e Ospitaletto); Est con gli sportelli dislocati dalla città della Leonessa fino al Friuli e infine Centro-Sud, dove confluirebbero le presenze dalle Marche al Meridione. Ancora da decidere dove sistemare le strategiche aree di Milano, contesa tra i distretti Ovest e Centro, mentre Roma sembrerebbe destinata a finire nell'area Est. Sopravviveranno, comunque, al riassetto le società prodotto come le controllate attive nel leasing, risparmio gestito e factoring oltre a IwBank e a Ubi sistemi e servizi, che governa la macchina operativa (information tecnology e back office). Quanto alla governance, al momento confermata nell'assetto duale, dovrebbe essere completata la casella della direzione generale promuovendo Elvio Sonnino, oggi vicedirettore vicario, ma sono alte anche le quotazioni dell'altra vice Rossella Leidi, oggi a capo dell'area commerciale.Dal punto di vista strategico, la fusione Banco Popolare-Bpm, coltivata dalla Lega e scelta dal governo dopo aver inutilmente sponsorizzato il negoziato Ubi-Bpm con l'obiettivo di creare un polo in grado di salvare il Monte Paschi, ha sbarrato molte strade proprio all'istituto lombardo che per primo aveva ubbidito alla riforma Renzi, rottamando il voto capitario per diventare spa. Certo Massiah poco poteva fare davanti alla regia di Palazzo Chigi e al baratto posto dal sindaco di Verona Flavio Tosi al ministro Pier Carlo Padoan. Come confermato anche ieri in assemblea, che ha rinnovato il Cds, l'attuale gestione non è in discussione, ma sia nella Bergamo di Emilio Zanetti sia nella Brescia di Giovanni Bazoli si respirano delusione e timore di restare isolati, non solo ci si chiede quanto saranno forti gli agganci istituzionali del gruppo senza lo sguardo protettivo di Bazoli: il professore (83 primavere sulle spalle) ha appena compiuto un passo indietro da Intesa, riservandosi però la poltrona di presidente emerito.
Il 30 marzo il presidente del Cdg di Ubi Franco Polotti ha cercato di tranquillizzare il fronte storico bresciano raccolto nell'ex Associazione Banca Lombarda e Piemontese, un centinaio i presenti nelle sale dell'istituto Paolo VI, confermando la linea di Massiah: la banca ha i numeri per aspettare l'occasione giusta (12,8% il Cet 1 contro il minimo del 9,25% emerso negli ultimi Srep). Una possibilità valida potrebbe essere rilevare l'ex rete Antonveneta dal Monte, collaborando così anche al salvataggio della Rocca. Ma anche a Bergamo gli animi non sono tranquilli.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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