La Popolare di Milano di Andrea Bonomi è pronta a concedere qualche mese di incentivo a chi accetterà la pensione o il pre-pensionamento ma, come Intesa Sanpaolo, vuole scaricare sul Fondo di solidarietà il costo di perlomeno tre giornate di lavoro di tutti i propri addetti. La proposta è contenuta in un lungo documento - intercettato dal Giornale - che il direttore delle Risorse umane di Bpm Giovanni Rossi ha consegnato ai sindacati prima del definitivo naufragio delle trattative ieri mattina.
La vertenza è al momento terminata senza alcun accordo ma sabato prossimo è atteso un nuovo round e in settimana le sigle di Piazza Meda saranno a Roma a consulto con i rispettivi segretari generali: Lando Maria Sileoni (Fabi), Massimo Masi (Uilca), Giuseppe Gallo (Fiba) e Agostino Megale (Fisac). Una novità assoluta per la cooperativa milanese che dice quanto l'ad Piero Montani (nella foto) abbia rivoltato la banca rispetto a quando tutto avveniva con il placet dell'Associazione Amici.
A fare saltare il tavolo delle trattative è stato in parte l'affondo con cui Bpm ha stracciato il generoso contratto integrativo e ha posto fine all'accordo che permetteva ai padri di andare in pensione lasciando la scrivania ai figli: i candidati degli anni scorsi, si legge in una lettera allegata al documento con oggetto «Buona occupazione», saranno ora sottoposti a «nuova selezione» e lo stesso accadrà a quelli futuri. In sostanza la gran parte non diventerà mai dipendente Bpm, che deve giù tagliare 700 addetti per centrare l'obiettivo di 70 milioni di risparmi sul costo del lavoro.
Il reale punto di scontro sono però proprio l'indicazione dei 700 esuberi: oltre alle 92 risorse subito pensionabili, Bpm conta infatti solo altri 398 «esodabili» entro 2015 tramite il Fondo esuberi. Da qui sia il tentativo di tenere aperta la finestra fino al 2020 spesandone però tutti i costi quest'anno, sia la richiesta di Bpm di avere mani libere nella «risoluzione unilaterale dei contratti», laddove non si raggiungesse l'obiettivo in modo volontario. Due punti inaccettabili da parte sindacale, perché di fatto le uscite potrebbero divenire obbligatorie.
Bpm, come ha appena fatto Intesa, vuole poi scaricare sul Fondo per l'occupazione il costo di tre giornate per gli addetti delle «aree professionali», 4 per i quadri direttivi e 6 per i dirigenti. Con la disdetta dell'integrativo, la banca punta poi a trasformare alcune voci in bonus ad personam, così da non estenderle alla controllata Banca di Legnano dopo la fusione. Un'ulteriore dose di veleno per i dipendenti-soci alla ricerca di una nuova unità dopo la morte degli Amici. Quanto ai bonus in uscita, Bpm - articolo 6 del documento - propone ai pensionabili 5 mensilità (10 per le donne che hanno il contributivo e 7 per gli under 62), a patto però che le domande siano presentate entro novembre.
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