Dopo anni di tranquillità, nei quali piogge e venti hanno lavato l'aria impedendo che le città si trasformassero in camere a gas, gli ultimi mesi di siccità hanno riacceso le polveri: quelle del Pm10 ma anche quelle delle polemiche. Scatenando una caccia all'untore che ha soprattutto un volto: quello dei camion, sempre in prima fila quando c'è da trovare un capro espiatorio e qualcuno da punire con i divieti. Polemiche che hanno inquinato anche la capacità di molti di riflettere. Sul pericolo che questa politica terroristico-ecologica rischi di creare più danni degli stessi fattori ambientali, addensando una cortina di smog che impedisce di ricordare.Un esempio? Quando un ministro tentò d'imporre in tutto il nord Italia l'obbligo d'installare sui mezzi pesanti i filtri anti particolato si scoprì che, agendo sulle particelle rompendole, avrebbero rischiato di renderle più facilmente respirabili. Una pessima soluzione? Di certo un ottimo affare visto che un filtro costava fino a 7000 euro. E un esempio d'incapacità a fare prevenzione, adottando strategie come quella suggerita nel «Patto della mobilità urbana» da Conftrasporto e Confcommercio per regolamentare l'ingresso nelle aree urbane. Quanti benefici porterebbe non far entrare simultaneamente migliaia di veicoli? A qualcuno sfugge che sono i mezzi che viaggiano a passo d'uomo, con una peggiore combustione, ad avvelenare l'aria? Un veicolo Euro 6 a 30 chilometri orari inquina più di uno di 30 anni Euro 0. Sono questi gli elementi a cui si dovrebbe fare riferimento (a Milano ogni bus ha un potere d'inquinamento pari a 2.770 auto) per ripulire l'aria. Senza raccontare ecoballe a milioni di italiani, ai quali il sito www.conftrasporto.
it offre l'opportunità di viaggiare nei cambiamenti climatici dall'anno 535 al 1985: una lettura che demolisce ogni costruzione eco catastrofica dei nostri giorni.*Presidente Fai Conftrasportoe vicepresidente Confcommercio- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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