Economia

La Bce: "Aiuti e minitassi più a lungo"

Lagarde: "Nessuna stretta fino a quando l'inflazione non sarà stabilmente al 2%"

La Bce: "Aiuti e minitassi più a lungo"

Spazio alle fluttuazioni dell'inflazione e tolleranza sui prezzi con tassi invariati che resteranno bassi a lungo, oltre a un possibile incremento del programma di aiuti pandemici. È una Bce «colomba» quella che ha spiccato il volo ieri nel meeting che ha segnato una svolta nella politica dell'Eurotower, che si allinea così alla Fed.

Lato inflazione, la Strategy review della Bce della scorsa settimana aveva già stabilito un obiettivo d'inflazione «simmetrico» al 2% nel medio termine, ovvero che scostamenti sopra e sotto il 2% sono ugualmente «indesiderabili». Nonostante questo, l'istituto presieduto da Christine Lagarde si è detto disponibile ad accettare «periodi transitori in cui l'inflazione possa essere moderatamente sopra il target». Positiva la reazione delle Borse con Piazza Affari che ha accolto il nuovo approccio «accomodante» della Bce con un rialzo dello 0,53 per cento.

La novità più rilevante della strategia, approvata da una «maggioranza schiacciante», riguarda il «Pepp», il maxi-piano di acquisto di titoli pubblici e privati varato nel marzo 2020. La Bce ha deciso che per il resto dell'anno sarà condotto a un ritmo «significativamente maggiore» (attualmente a 80 miliardi al mese che si aggiungono ai 20 miliardi del programma di acquisti standard) rispetto ai primi mesi pur confermandone l'entità complessiva di 1.850 miliardi di euro fino a marzo 2022. La flessibilità sarà il principio-guida per reagire a eventuali e probabili recrudescenze della pandemia. Le prospettive non sono infatti del tutto rosee, la stessa Lagarde ha definito l'Europa «un paziente» e ha parlato di «incertezze legate alla variante Delta».

In questo contesto, «la staffetta tra tassi e Qe avverrà solo nel momento in cui il target di inflazione sarà raggiunto», commenta Alessandro Tentori, Cio di Axa Im Italia. In merito, la Bce ha detto che per la ripresa c'è ancora «molta strada da fare» e che l'inflazione «aumenterà ancora per poi diminuire nel 2022». A creare allarme è anche l'esplosione del debito pubblico dell'area euro schizzato per la prima volta oltre la soglia del 100% del Pil (100,5% nel primo trimestre) con in testa Grecia (209,3%) e Italia (160%).

Quali sono in questo quadro le prospettive per famiglie e imprese? «Per quanto riguarda i mutui spiega Giovanni Cuniberti, docente presso la Facoltà di Economia di Torino l'Euribor resta negativo e sui minimi storici, i tassi resteranno bassi e per questo di può ipotizzare che ci sia ancora margine per rinegoziare mutui, anche da parte delle imprese, accaparrandosi bassi costi per lungo tempo». Sui tassi la Lagarde è stata chiara e «prima di 2-3 anni non ci sarà alcun rialzo», prosegue Cuniberti sottolineando che «le attese di un'inflazione al 2% riguardano 2022-2023 e anche in quel caso sarà tollerato uno sforamento prima di intervenire sui tassi». Il rovescio della medaglia riguarda un'eventuale accelerazione dell'inflazione in un contesto economico di difficoltà che potrebbe far perdere potere d'acquisto alle famiglie.

Sul fronte dei titoli di Stato, dopo le novità, sono balzati gli acquisti con lo spread Btp-Bund che è sceso a 102 punti base nelle fasi immediatamente successive alla conferenza stampa, salvo poi chiudere a quota 106.

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