Economia

Dalla Bce l'euro digitale per respingere l'assalto di Facebook & C

Lagarde: «Dobbiamo essere pronti». La sfida con Libra, ApplePay e con l'asse nordico

Dalla Bce l'euro digitale per respingere  l'assalto di Facebook & C

I tamburi di guerra si fanno più insistenti, e i Signori delle monete elettroniche dovrebbero cominciare a preoccuparsi. La Bce ha infatti impresso un'accelerazione al processo che porterà al conio di una valuta digitale con il marchio dell'Eurotower. Una sorta di avviso di sfratto per Libra di Facebook, ma anche per Apple Pay, nonché una sorta di preventivo fuoco di sbarramento per contrastare P27, il sistema di pagamenti fra Svezia, Danimarca e Finlandia che prenderà le mosse nel 2021. I tempi per arrivare all'euro immateriale, che con un semplice clic sullo smartphone consentirà ai privati e alle aziende di effettuare pagamenti, sembrano ormai maturi. Non solo ieri l'istituto di Francoforte è uscito allo scoperto con la pubblicazione di un rapporto dettagliato sulla moneta immateriale europea, ma il prossimo 12 ottobre inizieranno le consultazioni «con i cittadini, il mondo accademico, il settore finanziario e le autorità pubbliche».

La palla di neve sta per muoversi. E diventerà valanga. Anche perché rispetto a Mario Draghi, che ha sempre oscillato fra la cautela e lo scetticismo circa la convenienza a battere la strada tracciata dalle criptovalute, Christine Lagarde è stata fin dai tempi in cui guidava l'Fmi una fan dei digital asset. Considerati la strada ideale per l'accesso ai servizi bancari di chi ancora ne è estromesso (il 30% della popolazione mondiale). «Dovremmo essere preparati all'emissione di un euro digitale qualora ce ne fosse bisogno» ha detto ieri Lagarde.

È verosimile che la pandemia, con la forte crescita dei pagamenti elettronici, abbia consigliato alla Bce di bruciare le tappe con l'intento di far calare le transazioni cash, pari ancora al 76% circa. Francoforte ha assicurato che «l'euro digitale si affiancherebbe al contante, senza sostituirlo», ma l'urgenza è un'altra: limitare la dipendenza da società private di pagamento digitale che in caso di default porrebbero «rischi per la stabilità finanziaria e la tutela dei consumatori», osserva l'Eurotower.

Sul piatto c'è però soprattutto la sovranità monetaria. Le banche centrali temono che le monete elettroniche possano indebolire il loro ruolo di controllo dell'economia. Apple Pay, con la sua capacità di penetrazione in gran parte d'Europa, è vista come una minaccia. P27 potrebbe diventarla se uscirà dai «confini nordici», mentre i pezzi importanti - come Mastercard, Visa, eBay e PayPal - persi dal consorzio Libra sono la prova di una guerra ormai dichiarata. L'euro digitale solleva però anche preoccupazioni, data la sua tracciabilità in tutti i suoi passaggi: un'arma in più nella lotta all'evasione fiscale e al riciclaggio, ma anche il grimaldello con cui potrà essere violata la privacy e la clava in mano ai governi nazionali per controllare i movimenti finanziari e magari porre il veto su alcune categorie di spesa. Per non parlare dell'impatto sulle banche tradizionali. Se l'assoluta sicurezza e affidabilità dell'euro elettronico (la Bce non può fallire), inducesse i clienti a svuotare i conti correnti, la crisi per gli istituti di credito sarebbe inevitabile.

Un rischio che Christine Lagarde conosce bene: con la moneta elettronica, aveva detto poco prima di diventare leader della Bce, «le banche centrali entrerebbero in competizione diretta con le banche commerciali e potrebbero togliere loro la fonte di liquidità».

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